Un’opera incompiuta.
Questa è la sensazione che mi è rimasta addosso tornando da Cenaia.
L’impressione è quella di aver assistito alla tipica interrogazione sostenuta da uno studente che porta a casa la sufficienza quando le sue potenzialità gli avrebbero permesso un giudizio decisamente molto più alto.
Abbiamo vinto sette partite su otto ma, tranne con il Montignoso (pareggio in casa), tutte contro squadre di bassa classifica.
Io non sono un addetto ai lavori e non ho competenze tecniche tali da poter ritenere i miei giudizi validi, dico solo che c’è la possibilità che gli ottimi risultati stiano coprendo qualche imperfezione di troppo.
Le carenze che si erano palesate all’inizio della stagione sono restate tali.
Non c’è un trend in miglioramento piuttosto sembrerebbe quasi in involuzione.
Non voglio essere critico, se ami questa maglia la prima cosa che apprendi è l’ottimismo a prescindere, ma non posso dire neanche di essere appagato.
E vi prego non venite a parlarmi delle dimensioni del campo perché, quando sbagli una trentina di appoggi elementari o quando in diverse occasioni un nostro facile disimpegno diventa una ripartenza avversaria, la superficie del terreno di gioco c’entra ben poco.
La pausa stavolta sembra essere provvidenziale nel suo tempismo.
Anche perché alla ripresa ci attende un calendario non proprio generoso.
Ma io vivo perennemente nel dubbio e il dubbio di aver scritto numerose scemenze è consistente.
D’altronde nel calcio è vero tutto e il contrario di tutto.
Giochiamo malino? Pensa quando inizieremo a giocare bene.
Tutti di bocca buona, tutti abituati al Bernabeu …
La verità è che siamo in Eccellenza e non sempre è facile trovare le condizioni adatte a sviluppare il nostro gioco.
Molto probabilmente la squadra dell’anno scorso avrebbe già cinque o sei punti in meno rispetto alla rosa attuale.
Tanto non ne esco, mi conosco, resterò combattuto tra queste due posizioni, sballottato da una parte e dall’altra fino a che “prova contraria” non mi arrivi in soccorso.
D’altronde la storia dell’arte è piena di meravigliose opere incompiute.
Mozart, Schubert e Michelangelo sono solo alcuni dei geni del passato che ci hanno lasciato in eredità capolavori “in sospeso”.
Anche il George Washington che gira per il mondo sulle banconote da un dollaro non è altro che la riproduzione di un’opera incompiuta.
L’imperfezione non sempre va a braccetto con il fallimento.
Per comprendere ciò basta che mi guardi allo specchio.
O forse no?

T&GO

1 COMMENTO

  1. Perplessità assolutamente giustificate, anche se le gare fin qui disputate sono state tutte vittoriose eccettuato un pareggio e quindi il ruolino di marcia, in sé e per sé considerato, è ottimo. Il fatto è che siamo in Eccellenza, per cui c’è (ovvero, dopo il flop della passata stagione, meglio dire 《ci sarebbe》) l’obbligo di vincere, stravincere e convincere e in più non si può tacere che le avversarie incontrate fino adesso hanno dato l’impressione di essere ben poca cosa, a parte il Montignoso, che neanche a farlo apposta, ci ha messo in serissime difficoltà. Il gioco espresso è abbastanza discontinuo e spesso farraginoso, si commettono continuamente errori banalissimi, da abc del calcio, il che ovviamente è inammissibile anche in rapporto alla (modestissima) categoria, ma quello che più preoccupa, in vista di sfide contro compagini toste, agguerrite e determinate è una fase difensiva alquanto approssimativa ed insicura, che spesso fa veramente accapponare la pelle. Speriamo bene…

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