Non si è trattato semplicemente dell’ingresso in semifinale, mercoledì sera si è assistito alla dimostrazione tangibile che questa squadra non si spezza, si modella come creta, soffre maledettamente restando in piedi, sbanda sapendo ritrovare da sola assetto e stabilità arrivando al successo. Bruttina sul campo, splendente nell’anima, coerente con le aspettative. Il Montecatini è stato avversario tenace, ha messo in gabbia l’uccellaccio smorzandogli le ali, chiudendogli il becco, spaventandolo. Da Cipolloni a Fratini, entrato a pochi minuti dal termine, le penne biancorosse hanno tribolato tanto. Miano ha preferito concedere una pausa a chi finora ha corso senza rifiatare. Fiducia incondizionata verso l’intero gruppo, ad una truppa che lo soddisfa, al di la delle scelte. Nella prima frazione, sotto di un gol, la squadra ha perso il filo del gioco, ha smarrito appoggi elementari, si è annodata su se stessa con un centrocampo povero quanto incapace di stabilire solidi contatti con il resto. L’intervallo portava attese di ricambi tattici e di uomini. Il tecnico ha di nuovo sorpreso l’ambiente. Nessuna variazione di nomi, nessun accorgimento speciale. Dopo il primo quarto d’ora di attesa la ripresa è stata un crescendo musicale. Caduti gli ultimi veli l’essenza reale del Grifo si è palesata sullo Zecchini. Uno spettacolo. I contenuti tecnici sono passati in secondo, terzo piano, forse sono stati percentualmente la minoranza, compressi dall’orgoglio di massa delle undici maglie biancorosse adesso incollate una sull’altra. Uno spettacolo a scena aperta, una musica dolce per il cuore, due rigori sacrosanti, un finale luminoso. Contro questa essenza il Montecatini nulla ha potuto opporre pur cercando fino al termine di riagguantare il risultato. Una notte, dunque, da ammirare e applaudire. Peccato che solo in 147 abbiano incamerato queste forti emozioni, si siano nutriti dell’essenza biancorossa. Fuori dallo Zecchini l’indifferenza scorreva come sempre.

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