Già quando frequentavo le elementari era chiarissimo a tutti che non sarei mai stato un alunno modello.
Stare in classe tutte quelle ore era una sofferenza a cui non riuscivo a dare sollievo.
Ricordo nitidamente che osservavo i tre migliori della classe e mi domandavo cosa ci trovassero di interessante nello studiare e di piacevole nel prendere un bel voto.
Era come osservare, con un potentissimo telescopio, tre inospitali pianeti lontani miliardi di anni luce e domandarsi quale forma di vita avrebbe mai potuto vivere lassù.
Un giorno uno di questi alieni, forse troppo occupato a divertirsi nello studio della scissione nucleare, fu colto impreparato durante un’interrogazione.
La maestra si trovò costretta a dargli un’insufficienza.
Mentre ero ancora in bilico, tra lo stupore e il godimento più intimo, lui iniziò a piangere con una disperazione tale da apparire subito sproporzionata rispetto all’accaduto.
Lo stupore si aggiunse allo stupore.
Se ogni volta che prendevo un’insufficienza avessi dovuto fare quel dramma la mia vita sarebbe diventata un’opera di Čechov.
Tutta la classe, assistendo alla scena, si sarebbe aspettata un intervento consolatorio da parte della maestra; intervento che tuttavia non arrivò mai.
Con il tempo ebbi modo di riflettere e quindi comprendere il perché di quell’atteggiamento apparentemente freddo e distaccato a cui la nostra maestra, solitamente dolce e materna, non ci aveva abituato.
Capii l’importanza dell’attraversare le prime delusioni completamente in solitudine.
Quei momenti di sofferenza sarebbero diventati i punti di forza di un prossimo futuro.
Quei momenti, se elaborati correttamente, avrebbero forgiato gli uomini di domani e, al contrario, avrebbero sgretolato i più deboli.
Una prima autentica selezione naturale.
Il bambino che ne uscirà in posizione eretta e quello che continuerà a gattonare.
E il mio compagnuccio di classe come ne uscì?
Lo scopriremo sabato prossimo.
Adesso la domanda a cui dobbiamo dare una risposta, ed anche velocemente, è: in quale aula si svolgerà la lezione?

T&GO

12 COMMENTI

  1. La metafora – di una chiarezza lapalissiana – mi lascia un po’ perplesso, perché si basa su un assunto che in questo momento appare tutto da dimostrare: il bambino genialoide, se ho ben capito, era effettivamente un fenomeno o quasi e senz’altro ne uscì alla grande riprendendo la sua marcia scolasticamente trionfale…ma siamo proprio certi che il Grifone attuale sia una squadra fenomenale? Io, in tutta franchezza, qualche dubbio ce l’ho.

  2. L’assunto su cui credi che si basi l’articolo è errato.
    Il bambino riprese il suo percorso scolastico ma qualche anno fa un amico comune mi ha raccontato che nella vita professionale non è riuscito ad avere neanche lontanamente lo stesso rendimento che aveva tra i banchi. Il Grosseto una squadra fenomenale? No, non lo credo nella maniera più assoluta, anzi, sono convinto che in questo momento il Fucecchio ci sia superiore. L’articolo era proprio per dire: da adesso si vedrà veramente di che pasta siamo fatti, se alla prima vera difficoltà ci sgretoleremo o se ci sapremo ricompattare, migliorare e ripartire con la giusta cattiverie e convinzione. Concludo con un osservazione tecnica. Zagaglioni e Cretella non hanno il passo per poter filtrare nella maniera opportuna e lasciare il solo Luci a fare legna ha significato soffrire in maniera sconsiderata nella zona della mediana. Fratini, che secondo me era stato il migliore a San Miniato e tra i migliori nella partita precedente, non doveva restare in panchina. Per me giocherebbe sempre uno tra Cretella e Zagaglioni assistito da due a scelta tra Luci, Raito e Fratini. Poi magari potremmo anche discutere se giocare con due punte Andreotti e Molinari e uno subito a ridosso tra le linee come per esempio Camilli. Un saluto Sesto.

  3. Prendo atto: forse ho interpretato a modo mio l’articolo, magari perché mi sono un po’ identificato nel ragazzino secchione. Sia come sia, molto razionalmente e onestamente riconosci che, sulla base della deficitaria prestazione biancorossa di domenica scorsa, bisogna concludere che ‘sto Fucecchio ci è superiore. Bene, anzi male, perché allora mi chiedo e ti chiedo: se anche a questo giro si rischia di non farcela, che cacchio ne sarà del ns. povero Grifone?

  4. Eppure ti reputo una personcina intelligente Sesto, inoltre spesso trovo i tuoi commenti sotto i miei articoli quindi vuol dire che mi leggi e sai come la penso. Quindi……è’ mai possibile che ancora non hai compreso che a me della categoria non me ne importa una beata sega e che se fossero tutti come me oggi in Eccellenza saremmo 100 dopodomani in serie A saremmo gli stessi 100!!! Quindi alla tua domanda rispondo: del nostro Grifone ne sarà quello che vogliono i tifosi, se nessuno verrà vorrà dire che a nessuno frega un cazzo del nostro Grifone se tutti faranno come me e gli altri 99 la nostra storia continuerà a prescindere da dove andremo. Sai Sesto, la cosa che più mi dispiace è che se fai una domanda del genere vuol dire che te quella brace dentro proprio non ce l’hai più…certe cose non si possono spiegare, o che l’hai o non ce l’hai.

    • Guarda Roberto, ti do un’informazione, di cui t’miporterà il giusto, ma te la do lo stesso…la prima formazione che ricordo con certezza come tifoso biancorosso iniziava così: Lenzi, Banci, Dugaro…e già da qualche anno al seguito di mio padre frequentavo il “Comunale Olimpico” , al punto che ho visto giocare persino il mitico Carlo Zecchini, anche se avrò fatto la terza o quarta elementare. Da allora ho sempre seguito assiduamente e appassionatamente il Grosseto (ad eccezione della sciagurata parentesi del secondo anno pincioniano), per cui credo di potermi definire un tifoso storico facente parte del famoso zoccolo duro, un tifoso che sicuramente, nella tua ottica, ha visto spegnersi in sé quella che tu chiami “brace”, complice l’età non più verde e complici – soprattutto – i 6 anni di disastri sportivi, che hanno peraltro inevitabilmente disamorato e allontanato gran parte degli sportivi grossetani. Rispetto senza problemi
      la tua posizione, ma proprio non la capisco: come si fa a sostenere che si provano le stesse emozioni e gli stessi stati d’animo tanto assistendo a Grosseto – Torino che a Grosseto – Montignoso ? Per me, ti giuro, è come dire che mangiare un’insalata scondita è la stessa cosa di un piatto di tortelli. Che poi uno, malgrado tutto, senta ancora un forte attaccamento al Grifone e che si “ostini” a seguirlo anche contro Vorno, Cenaia, San Miniato e compagnia bella, nella speranza di tornare un giorno a vedere giocare a calcio (quello attuale è “altro”), è un discorso diverso ed è esattamente ciò che sta facendo il sottoscritto.

  5. Sesto, ma se è così tanti anni che segui il Grosseto (inoltre essendo ben scolarizzato saprai certamente fare due conti) mi saprai anche dire per quanti anni di calcio dilettantistico hai frequentato lo stadio?

    • Beh…direi su per giù una ventina, non pochi, ma molti meno della metà degli anni in cui ho seguito il Grosseto e poi le situazioni erano diverse, io stesso ero un’altra persona, avevo magari la metà degli anni che ho adesso, ero ottimista, fiducioso, speranzoso, avevo una vita davanti anche come tifoso biancorosso. Oggi che sono diventato un “diversamente giovane” faccio una fatica terribile a seguire il Grifone che affronta squadre di località improponibili che hanno gli abitanti di Gorarella o di Barbanella, conscio come sono del fatto che, salvo miracoli impensabili, a questo livello rimarremo a tempo indeterminato. Faccio come chi, pur non essendo più innamorato, non ha la forza di lasciare il partner, perché in fondo gli vuole ancora bene e tira avanti senza più entusiasmo. È una colpa?

  6. Sesto è inutile che cerchi di portarmi nel tuo terreno, io in certe discussioni resto tra le mie mura amiche. Paragoni un piatto di insalata scondita con uno di tortelli ed io ti potrei rispondere che a mangiare tortelli tutti i giorni poi ti verrebbe a noia e che molto probabilmente il segreto sta proprio nell’alternanza e nel mantenere il piacere di stare a tavola, cercando di apprezzare il gusto anche di quell’insalata che è stata seminata, annaffiata con cura, le sue foglie scaldate dai raggi del sole e poi colta con amore. La sua freschezza e la sua fragranza con un goccio di buon olio d’annata e un tiepido pezzo di pane hanno il suo maledetto perchè. Non è una questione di età o amore scemato è solo una questione di non perdere la “profondità” e le “sfumature” anche delle cose e nelle cose più semplici. E’ una questione di sensibilità, è una questione di saper vedere oltre. E’ una questione di saper apprezzare. Se non sei più in grado di farlo è una colpa? Credo di si, credo che io al tuo posto farei di tutto per ritrovare quel gusto perduto, perchè altrimenti non riuscirei a vivere pienamente quest’unica vita che abbiamo, e questa secondo me è una colpa imperdonabile. P.S.: sull’esempio della moglie non più amata ma che non viene lasciata perchè gli si vuole ancora bene, neanche ti rispondo, perchè se è vero che l’amore è la cosa più importante del mondo deve essere rispettato sempre…costi quel che costi. Altrimenti? Altrimenti siamo nuovamente di fronte ad una vita buttata.

    • Ho il massimo rispetto per le tue opinioni anche se non coincidono con le mie e spero che ci sia reciprocità. D’altra parte siamo due persone diverse, neppure ci conosciamo, abbiamo (presumo) età molto diverse ed un vissuto altrettanto diverso, per cui ci può stare che in questo momento ci approcciamo in modo completamente diverso al tifo per il Grifone, che resta però – credo di poter dire – un significativo denominatore comune.

  7. Sesto ha spiegato perfettamente lo stato d’animo che, credo, sia comune a noi tifosi diversamente giovani. Trenta quaranta anni fa ragionavo come te Roberto, ora mi riconosco in Sesto

  8. Sesto, non solo rispetto profondamente le opinioni diverse dalle mie ma trovo anche interessante il confronto con te.
    Old supporter, anche io ho superato abbondantemente i 50 e molto è cambiato sia dentro di me che del mondo che mi gira intorno. Restando in tema, quando vado in curva tifo “diversamente” non certamente cantare per 90 minuti però mi garba stare li, vicino alla zona calda, dove le emozioni bruciano. A 80 anni il sesso non lo faremo più come quando ne avevamo 20 ma questo non vuol dire amare di meno ma solo amRe diversamente.

    • Chissà perché, ma ero convinto che fossi un ragazzino rispetto a me, invece va a finire che sono soltanto un pochino meno giovane. Sia come sia, facciamo parte della “diversa” gioventù biancorossa. Nel frattempo, oggi, facendo finta di niente su un primo tempo proprio bruttino, nel secondo ho visto un ottimo Grifone, che mi ha un po’ rincuorato. Che dire?…Se sono rose fioriranno.

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