Sono nello spogliatoio.
Seduto nel mio posto.
Piegato in avanti.
Intento a controllare i nodi agli scarpini.
C’è silenzio.
Non parla nessuno.
Anche il Mister, l’unico in piedi, si limita ad osservarci.
Una voce, da fuori, ci invita ad entrare in campo.
Ci alziamo.
Qualcuno cerca di dare e di darsi la carica.
Vola qualche energica pacca.
Tiro fuori l’aria dai polmoni vigorosamente.
Faccio rumore.
Ho il morso alla bocca dello stomaco.
Sono sensazioni che conosco bene.
Sono le cose che mi fanno amare questo sport.
Sono le cose che mi fanno sentire vivo.
Ci avviamo verso il campo di gioco.
Si sente solo il rumore dei tacchetti.
Arriviamo tutti, in una specie di disordinata fila indiana, nel tunnel.
Li ci fermiamo.
Davanti la terna arbitrale e al nostro fianco tutti gli avversari.
Nessuno di noi si gira ad osservarli.
Qualcuno di loro invece ci squadra, lo avverto con la coda dell’occhio.
Il compagno dietro di me appoggia le sue mani sulle mie spalle.
La sensazione di quel contatto mi carica ancora di più.
Faccio altrettanto con quello che mi sta davanti, che subito dopo fa lo stesso con quello di fronte.
E così via fino all’ultimo, il Capitano.
E’ una specie di contagio.
Dopo pochi secondi siamo tutti una sola cosa.
Non era studiata e il suo potere è anche questo.
Una specie di legame in cui scorre consapevolezza e fratellanza.
In quel momento ho la certezza che tutti daremo tutto per il nostro compagno.
In quel momento avverto distintamente l’orgoglio di appartenere a questo gruppo.
In quel momento realizzo che nessun obiettivo ci sarà precluso.
Tutto ci sarà possibile.
Immerso in quelle sensazioni potrebbero essere passati tre secondi o tre ore.
Perdo la percezione del tempo .
Una voce squarcia quell’istante magico.
Alzo la testa.
L’arbitro deve aver fatto cenno di entrare e il nostro Capitano è l’unico girato verso di noi.
Sta ancora finendo di urlare con convinzione rabbiosa, guardandoci dritto negli occhi.
“NOI SIAMO IL GROSSETO!!!”.
Poi si gira verso l’avversario che ha di fianco.
Facciamo tutti lo stessa cosa.
Cerchiamo i loro occhi.
Quell’urlo non appartiene più solo a lui ma a noi tutti.
“NOI SIAMO IL GROSSETO!!!”.
Dentro quel tendone rimbomba tutto.
Loro restano in silenzio.
Loro non sanno “cosa” rispondere.
Loro non sanno “se” rispondere.
Indugiano.
Esitano.
Ed entrano in campo con quell’ultima sensazione addosso.
Noi, al contrario, siamo immersi in un’estasi agonistica stregata.
Noi siamo uno.
 
Così sogno le prossime otto.
 
Non inchiniamoci a nessuno.
Noi siamo il Grosseto.

T&GO

4 COMMENTI

  1. Bravo! Così vogliamo il Grosseto da ora al 28 Aprile: Cattivo! in tutte le partite, cattivo! con qualsiasi avversario, cattivo! su tutti i palloni, con un solo obiettivo in testa: vincere le partite che ci servono, vincere il campipnato e tornare in setie D. Senza se e senza ma, con le buone o con le cattive, con le unghie e con i denti!,
    Tutto il resto non conta.

    • Lupo, approvo il tuo entusiasmo anche se non lo provo e, se mi consentì, vorrei farti una domanda terra-terra: ma per te questa (eventuale) serie D è un punto di arrivo o di partenza?

  2. Ciao Sesto, io come tifoso “sogno” che il Grosseto torni a giocare in serie C. Sognare non costa niente. Nella realtà invece, in occasione della famosa riunione nel Giugno 2017 quando la famiglia Ceri manifesto’ alla città ed alla tifoseria l’intenzione di prendere le redini del Grosseto, Mario e Simone Ceri dissero di poter disputare l’eccellenza a vincere e la serie D a mantenere la categoria.
    Bene, se la serie D in questo momento è il massimo a cui possiamo aspirare, cerchiamo di raggiungerla, sarà sicuramente meglio dell’eccellenza, secondo me potremo disputare una categoria superiore ad affrontare squadre più blasonate, tipo Sangiovannede, Montevarchi, Viareggio, Prato.
    Un altro vantaggio riguarderebbe il settore giovanile, perché le sqadre disputerebbero campionati piu competitivi.
    Poi dobbiamo prendere atto di un fatto inequivocabile: se rispetto all’anno scorso abbiamo perso circa 400 spettatori di media a partita, significa una cosa sola: i tifosi a Grosseto non vogliono più saperne dell’eccellenza, neppure a vincere, quindi dobbiamo fare il possibile e l’impossibile per risalire in serie D,
    Poi il tempo ci dirà se sarà un punto di partenza o di arrivo, nel frattempo penso che tornare in serie D, finire di costruire il centro sportivo e sviluppare il settore giovanile siano obiettivi più che dignitosi da seguire.

    • Sono sostanzialmente d’accordo, anche perché in definitiva il ragionamento è molto semplice e non si può non condividere: oggi questo passa il convento e questo bisogna accettare, facendo di necessità virtù. Mi limito ad osservare, da grossetano ormai non più giovane e da tifoso di antica tradizione, che in una piazza storicamente poco partecipe e tendenzialmente fredda, per assistere ad un risveglio della partecipazione e dell’entusiasmo servirebbe come minimo la serie C, per cui ben venga la D, ma non meravigliamoci e non scandalizziamoci se si resterà sotto le mille presenze allo stadio e se non ci sarà una reale rinascita dell’interesse intorno a squadra e società.

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