In campo gioca davanti alla difesa, in sala stampa apre il nuovo corso delle interviste settimanali voluto dalla società in modo di ampliare la conoscenza tra lo spogliatoio e la città. In entrambi i casi gestisce bene le situazioni. La somma di tecnica e personalità si chiama Giuseppe Lauria, 21 anni, di professione centrocampista, nato a Potenza, sbarcato in Maremma lo scorso agosto. Arriva zoppicando leggermente per una botta al ginocchio rimediata durante l’allenamento pomeridiano. Faccia pulita, sorriso, dialettica pronta, chiara e sicura.

“Pochi mesi fa il Grosseto lo guardavo in televisione – propone – adesso sono qui con la possibilità di cogliere una grande opportunità. La società è ambiziosa, organizzata e punta in alto. La città è tranquilla anche se vivo il mio tempo più al campo che altrove”.

Hai un ruolo non facile da svolgere.

“In effetti è una posizione delicata e difficile, che offre diverse rischi. Giacomarro mi ha voluto in Maremma, poi mi ha responsabilizzato. Non finirò mai di ringraziarlo”.

Lauria racconta il suo percorso calcistico iniziato nelle giovanili del Potenza, proseguito nel Bari, nella Cremonese, con una appendice di due mesi in Inghilterra. Quindi Grifone puntando il dito sui fuori quota.

“Credo non sia importante l’età – ragiona Lauria – ma le qualità tecniche, che riesci ad esprimere in mezzo al campo, e la nostra rosa non difetta di questo particolare. Domenica scorsa abbiamo sbagliato la fase di non possesso palla, questo ha creato ansia negli ultimi minuti di gara. Leziosi? Vero, a volte ci manca un pizzico di cattiveria per chiudere la pratica evitando il batticuore finale”.

Grifone Zotti dipendente?

“Sarei ipocrita a dire no – confessa – ma siamo una squadra e come tale dobbiamo pensare, proporci e ragionare. Resta il fatto che Zotti è basilare per il nostro gioco, lui è di categoria superiore”.

Ma quella rete sbagliata al 90’ domenica scorsa?

“Lo ricordo – dice sorridendo – onestamente vi confido che davanti agli occhi avevo una cortina di nebbia dovuta alla stanchezza”.

Parliamo di concorrenza.

“E’ benefica, la maglia da titolare non la regalano, va conquistata con il lavoro”.

Avverti la pressione di vincere?

“Sapevamo in partenza di questo particolare, non parlerei di pressione, ma di responsabilità. Due aspetti diversi”.

Dette da un ragazzo di 21 anni le ultime parole risuonano all’infinito.

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