Il Grifone non ama la logica, non lo puoi analizzare tatticamente, sviscerarne il gioco, capirne i limiti o apprezzarne i meriti, perché di questa squadra, come di quelle degli anni passati, puoi vederne l’anima solo attraverso delle sensazioni. Sensazioni fluttuanti, labili e per questo contrastanti, ma proprio perché si parla del Grifone, ognuna di queste è vera e al tempo stesso bugiarda. Ognuno dice la sua, ognuno esprime le sue critiche attraverso le delusioni provocate dalle proprie aspettative. Sognatori, realisti, tecnici, opinionisti, tutti contro tutti, salvo poi tornare di comune accordo a Giugno, quando la delusione per una serie A irraggiungibile, si dissolve nella consapevolezza di quanto la serie B sia casa nostra. Sensazioni appunto, come quelle che gli altri siano sempre più forti di noi, perfino gli ex, trasformatisi in campioni appena lasciato lo Zecchini. Sensazioni di rabbia, consapevoli di non essere mai padroni dei nostri sogni, sensazioni di sfiducia verso un allenatore, identica a quella riservata a tutti gli allenatori passati da qui, come se a Grosseto fossero venuti solo tecnici apprendisti senza la speranza di un futuro professionale. Sensazioni appunto, come quella di un Presidente che se vuole può spendere di più, tanto da portarci a San Siro almeno due volte a stagione (Coppa Italia esclusa), sensazione contrastante con quella che, visto ciò che c’è in giro, è già un miracolo trovarne uno che spende per noi. Di nuovo sensazioni, senza il conforto di una riprova certa, come quella che la gente di questa città non ami il Grifone, solo perché passeggiando in Piazza Dante senti due che commentano il risultato della Nocerina. Sarà forse così, ma poi il sabato entri allo Zecchini e per quanto i tifosi siano pochi, quei pochi ci saranno per sempre, come montagne silenti nel passare dei tempi. Sensazioni, come quella che chiunque scriva sul muro, qualunque cosa scriva, prima o poi avrà inevitabilmente ragione, perché il Grifone è così, contradittorio con se stesso, come noi maremmani lo siamo da sempre con questa terra: dalla prima puntura di malaria ai giorni nostri. Sensazioni labili, fluttuanti e contrastanti ma comunque necessarie, perché ho la sensazione che ragionando solo di logica e razionalità ci faremmo troppo male.

 

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