L’appello non potrà che prenderne atto. Sarà la magistratura ordinaria a fare giustizia chiarendo il quadro complessivo della corruzione nel calcio italiano»
«Più passano i giorni, più emerge con chiarezza che l’Unione sportiva Grosseto è estranea ai fatti che hanno portato il giudice sportivo a infliggere una pena ingiusta e sproporzionata come l’interdizione per 5 anni del presidente Camilli e la retrocessione in Lega Pro. Ci sono quindi le condizioni perché in appello la sentenza venga ribaltata, rendendo giustizia ad una società che si è sempre ben comportata e a una città che proprio non merita di finire nel tritacarne del calcioscommesse. Da questo punto di vista, il presidente Camilli ha fatto bene a querelare l’ex direttore sportivo del Grosseto, Andrea Iaconi, alle cui accuse si è creduto sulla parola senza trovare alcun riscontro oggettivo all’ipotesi di illecito sportivo: né intercettazioni, né passaggi di denaro o bonifici bancari. D’altra parte è singolare che fino ad oggi il giudice sportivo abbia rifiutato a Camilli – che lo ha chiesto – la possibilità di un confronto in contraddittorio con il suo accusatore. Fra l’altro, paradosso nel paradosso, a essere stato danneggiato dal punto di vista sportivo è stato proprio il Grosseto, dato che è stato appurato dalla giustizia ordinaria che negli anni passati non ha potuto ottenere la promozione in Serie A proprio in conseguenza di alcune combine fra altre squadre Che il Grosseto sia estraneo a questa brutta vicenda degli “zingari”, è testimoniato anche il fato che ad oggi non è stato aperto alcun fascicolo dalla Procura di Cremona, competente sull’inchiesta penale che sta facendo luce sulle effettive responsabilità di corrotti e corruttori. È d’altra parte dalla giustizia ordinaria che ci aspettiamo un chiarimento complessivo del quadro nazionale rispetto alle scommesse clandestine che hanno delegittimato il calcio italiano agli occhi del mondo».
SANI Ufficio stampa