È una serata calda, caldissima, ma al tempo stesso ricca di soddisfazione per il popolo biancorosso, finalmente riunito, nel settore di curva nord, così come nella tribuna, quella superiore e quella inferiore. Circa 1500 le persone che si sono date appuntamento per una festa spontanea, breve ma intensa. Ci sono i giocatori, tutti in borghese, lo staff tecnico, i dirigenti, poi Piero Camilli, che parla ai tifosi con il cuore in mano e va via a ruota libera. Ne ha per tutti, per chi lo ha tirato dentro a questa situazione, per chi lo ha truffato e per chi ci ha provato senza riuscirci. «La giustizia sportiva è una giustizia sommaria – dice apertamente il Comandante – sono una persona per bene, la stessa cosa non si può dire dei vari Iaconi, Carobbio, Turati, Joelson, Conteh e via discorrendo. Ci hanno rubato una finale play-off, feci un esposto e il signor Palazzi archiviò tutto, e questa è giustizia?». È un fiume in piena Camilli che travolge anche chi ha sperato di prendere il posto del Grosseto: «il mondo è bello perché è un teatro, quando noi patteggiammo i 6 punti di penalizzazione, il presidente della Nocerina disse che era un’ingiustizia, che avrebbe avuto difficoltà a guardare negli occhi i suoi figli per spiegare la situazione, mentre un mese dopo veniva arrestato per camorra». Ma Camilli è anche un padre di famiglia che riceve più che volentieri l’abbraccio virtuale di ogni tifoso presente sugli spalti, è una festa composta in cui c’è spazio anche per gli affetti: «se ho una colpa e un pregio – spiega il Comandante – è di aver coinvolto la mia famiglia». Poi è già tempo di guardare al futuro prossimo: «partiamo in ritardo e con 6 punti di penalizzazione – osserva il presidente – dobbiamo cominciare a lottare con il coltello tra i denti. Questo stadio deve diventare un fortino, mentre l’anno scorso era un casino. Col Carpi vi perdono – dice rivolgendosi alla squadra -, perché non contava niente, ma dalla prossima si fa sul serio».
