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Società e Curva non comunicano apertamente, spesso il messaggio più visibile è lo striscione ma per raggiungere i propri fini vige l’uso della politica e cioè: “L’arte di governare e più concretamente, l’insieme dei provvedimenti con cui si cerca di raggiungere determinati fini, sia per ciò che riguarda i problemi di politica interna, sia per ciò che riguarda le relazioni di politica esterna.”

Una Curva e per Curva s’intendono tutte le formazioni del tifo organizzato che la compongono, esercita politica interna quando cerca il raggiungimento di un obiettivo attraverso il condizionamento del tifoso comune, al contrario, compie azione di politica esterna, nell’esercizio delle relazioni con la Società. Il modo miglior che solitamente le curve hanno per far sentire le loro ragioni è l’uso della violenza; la nostra, fortunatamente, no. La Curva Nord, dai più romantici definita come una curva pane e salame, ricorda i fatti più burrascosi nelle sfide con il Siena, negli scontri di San Giovanni Valdarno e in quelli fratricidi di Frosinone; rari episodi in cento anni di storia. Senza dubbio una curva da prendere come riferimento in tutti gli stadi d’Italia ma che purtroppo conosce poco il linguaggio politico.

Evitiamo di girarci intorno: per la Nord l’essere sempre e comunque schierati a fianco del Presidente, Piero Camilli, è un atto di fede ma questa fede, assoluta e incontrovertibile, la depaupera del proprio potere. Non si può essere efficaci in politica interna se per tuti gli altri tifosi si è schierati, perché non si è imparziali e quindi non credibili. Non si può essere influenti in politica esterna se, in nome della continuità societaria, si sventola bandiera bianca giustificando ogni azione che la stessa Società intraprende; persino un mercato inconcludente.

Le criticità non finiscono qui, perché per veicolare un pensiero di là dal fossato che costeggia la Curva Nord, occorrono strumenti chiamati organi d’informazione. Il rapporto tra Curva Nord e stampa locale è ai minimi termini, basta leggere il muro dell’ultimo anno solare per capire la visione curvaiola: da una parte il popolo fedele, dall’altra i servi del sistema calcio attaccati a tutto meno che agli interessi della squadra e quindi della città.

A prescindere dove vivano le ragioni e a chi realmente appartengono, l’analisi guarda al risultato e quello che appare in Curva Nord è una macchia di colore con chiazze di grigio gradone sempre più estese. Forse sarebbe più liberatorio resettare tutto e tornare alle origini, senza più vivere nel terrore di perdere palcoscenici comunque destinati a non durare per sempre. Forse sarebbe più giusto disertare cene conviviali e tornare a confrontarsi sul campo d’allenamento, urlando di là della rete. Senza violenza, senza offese ma manifestando la propria identità, anzi rivendicandone il diritto d’essere l’unica identità che può rappresentare maglia e territorio.

Oggi, la nostra, è una Curva troppo dritta, anzi, troppo allineata e il punto non è se Piero Camilli sia vittima o carnefice o se abbia fatto o non fatto errori, il punto è che schierarsi sempre e comunque è un atto di fede incrollabile ma destinato a far perdere potere politico, e una Curva senza potere politico non è più una Curva, è una gradinata.

Leonardo Culicchi