Resto in silenzio davanti allo schermo non so per quanto tempo, ne perdo la percezione. Una parte di me prova sollievo per questa agonia finalmente terminata. Vedere soffrire qualcosa di così caro per un tempo ingeneroso è quasi insopportabile, ben venga quindi, una volta per tutte, la sua fine. Ad averne l’opportunità, arriverei a praticare l’eutanasia sportiva pur di non giocare queste ultime maledette partite. Continuo a fissare lo schermo e ripiombo in un vortice di frammenti di memoria. Davanti agli occhi rivivo i flash che più hanno impressionato la pellicola della mia anima durante questi sei anni di purgatorio per molti e paradiso per noi. Compongo con la mente un DVD di emozioni indimenticabili e sento di essere un privilegiato già solo per il fatto di averle vissute in prima persona. Rivivo le strette dei vostri abbracci più caotici, risento nitidamente i vostri amplessi sportivi. Rivedo davanti a me i vostri volti scossi da un mare di emozioni intrigantemente altalenanti, emozioni che lasciano il raschio in gola, corde vocali e Santi sollecitati all’unisono per 90 minuti. Un cortometraggio che arriva a sfiorarmi abissi d’intimità per cui nutro pudore e gelosia. Mi emoziono quando giungo alla consapevolezza che senza dubbio sono io ad essere in debito con quella maglia per tutto ciò che mi ha donato in questi anni. La vista si fa umida e le labbra aride, l’imbarazzo mi costringere a scendere dal treno dell’emotività. Mi rifò il trucco e spengo il televisore. O meglio sto’ per spengere il televisore quando il pensiero mi va alla partita successiva, mi sorprendo a contare i punti di distanza tra la seconda e la terza, in altre parole tra paradiso e purgatorio.
Ho appena iniziato a leccarmi le ferite e sono già in grado di produrre speranze.
Spengo la TV e accendo un sorriso beffardo.
Per il miglior nemico la peggiore accoglienza.
Da terra sogno l’ultimo sgambetto.
Che Dio mi fulmini, sono Maremmano!!!
T&GO