L’aria dello “Zecchini” d’inizio Agosto 2013 è surreale. Un ciclone partito da Grotte di Castro ha imperversato per 13 anni su questo stadio creando scompiglio e sconvolgendo l’ambiente tranquillo ed immobile di una sonnacchiosa cittadina di Provincia. Questo ciclone è stato immenso, di quelli mai visti nei cieli di Grosseto. Ha fatto tutto ed il contrario di tutto. Ha entusiasmato per poi annoiare, unito per poi dividere, costruito per poi distruggere. E’ andato proprio ad un passo dal diventare un uragano. Ed ora che sembra essere passato, quello che rimane ha una dimensione improbabile che non è più la nostra, non è reale. Mi guardo un po’ intorno e mi accorgo che manca quasi tutto. Niente più cartelloni della Serie B, la tribuna è semideserta, le pubblicità in gran parte rimosse. La telecamera super tecnologica di Sky ha lasciato il posto ad un’imbarazzante scatoletta da filmino delle vacanze su un improbabile treppiede. Il tabellone luminoso venuto da Pisa è spento e non ci sono nemmeno i tifosi ospiti. La sedia del Presidente giace polverosa e miseramente abbandonata a se stessa. Nessun valvassore o valvassino seduto accanto ad incitare infuocato. Niente “Comandanti” o pseudo tali allo stadio stasera. Non dico tanto uno, o più, tra Piero, Vincenzo o Luciano, ma nemmeno qualche lontano parente di terzo grado una volta emigrato in Australia, ed oggi ritornato per l’occasione. Il “Carlo Zecchini” è diventato immenso e ingurgita quei pochi che si sono degnati di fargli visita. La Curva Nord è troppo lontana dal campo, troppo larga, troppo alta. Viene quasi voglia di avvicinarla tirandola con le mani verso il rettangolo verde, di smontare i tralicci e le impalcature della parte sovrastante, di ripiantare i pini e ripristinare il muretto posteriore. Viene voglia di richiamare gli amici di vecchia data che non ci sono più.
Manca anche la squadra, nonostante sia scesa in campo da una mezz’ora abbondante. Nel campo ci sono 11 sconosciuti. Scivolano sul verde senza gravità. Mancano carisma, emozione, passione e genuinità. La gente non gli crede, nessuno ci si rivede più. La fascia da capitano deve essere rimasta cucita al bicipite di Gigi qualche anno fa ed ora c’è solo un filino di tessuto sdrucito ed incolore che un qualcuno di turno porta a passeggio sull’erba. La Nord è svuotata, saccheggiata, ferita, delusa. E’ arrabbiata. Per questo offende i giocatori e loro rispondono senza problemi perché il Grosseto non c’è, non gioca più qui da tanto, troppo tempo. Mancano leader dentro e fuori dal campo. Manca la voglia di divertirsi. Manca l’amicizia sugli spalti.
“Noi non siamo la Viterbese” canta ad un tratto la gente sospinta da un moto d’orgoglio. Ripartiamo da qui mi verrebbe da urlare. Siate sinceri con noi perché è quello che conta. Tracciamo una bella linea e iniziamo a parlarci, a contarci, a prendere coscienza del nostro presente e non del nostro passato. Ridateci in fretta le nostre maglie biancorosse e la nostra dignità. Ridateci questa benedetta rete a cui stare aggrappati se è quello che davvero volete. Ridateci subito una dimensione: la nostra. Bella o brutta che sia.
Dateci infine delle previsioni meteo sicure: il ciclone sembra che stavolta si sposterà davvero per creare scompiglio ed emozioni da qualche altra parte. Il sole della Maremma domani tornerà comunque a splendere e noi forse ci assopiremo di nuovo ma sono sicuro che ci ritroveremo. Con i nostri tempi.