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E’ il nome di un’ipotesi formulata da un certo Sheldrake, biologo anglosassone, che osservò il comportamento di alcune cavie introdotte in una vasca che veniva riempita d’acqua lentamente, vasca con la particolarità di avere una sola via di fuga.
Al primo allagamento sopravvissero meno del 50% delle cavie ma intorno al decimo tentativo la percentuale arrivò fino al 100%.
Sheldrake però si spinse oltre e, subito dopo l’esperimento fatto in Inghilterra, si trasferì in Australia per iniziarne uno identico ma con una nuova generazione di cavie.
Ebbene, il risultato fu che, già durante il primo allagamento della vasca si salvò il 100% delle cavie.
Sheldrake, ovviamente, fece altri esperimenti di questo tipo ottenendo sempre risultati analoghi.
Il fenomeno prese il nome di “risonanza morfica”, una sorta d’acquisizione di esperienze avvenute a propri simili distanti anche migliaia di chilometri, una nuova e sconosciuta forma di comunicazione.
Noi siamo le cavie e la vasca il rettangolo verde, inondato negli ultimi anni dalle piaghe del calcio scommesse, della retrocessione, dell’abbandono collettivo e dalle lotte intestine tra tifosi.
Durante questi due, tre anni, molti di noi non hanno resistito agli “allagamenti”, ma domenica è stata, per la prima volta, raggiunta la percentuale del 100%.
Abbiamo tutti imparato che la nostra unica via di fuga si chiama “unione”.
Dentro il campo e intorno ad esso si è venuta a creare la magica alchimia del battito unisono.
Domenica, in uno Zecchini compatto e denso, si è sgretolata l’opulenza stucchevole del gioco perugino e le presuntuose certezze del loro folto seguito.
Una provvidenziale straordinaria Nord ha accompagnato, in un crescendo di rossiniana memoria, il disperato istinto felino di Lanni, la pazza utopia di Onescu e lo sfacciato egoismo di Obodo.
Sull’Australia non posso garantirvi nulla, ma dice che in Umbria un bel po’ di “risonanza morfica” è arrivata…
Tornare a casa con il raschio in gola per la gioia e non per le imprecazioni, deporre la propria sciarpa con orgoglio e meticoloso rispetto, poter sostenere gli sguardi dei tifosi avversari con atteggiamento guascone…fermate il tempo o, ancora meglio, mandatelo indietro.
Quanto è seducente vincere vestendo i panni della vittima sacrificale?
Quanto fa sangue ribaltare il pronostico??
Quanto è inebriante questo sport maledetto???
La Nord cantava senza sosta: “Grosseto alè, non tifo per gli squadroni ma tifo te”.
La fede non conosce categoria.
Dimenticavo…ben trovati, mi siete mancati un casino.

T&GO

Roberto Bongini