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È stanco, ha l’età per potersi permettere di dire basta.
Quando incrociai il suo sguardo durante un’afosa estate romana ebbi subito la sensazione di trovarmi di fronte a un combattente di razza sul viale del tramonto.
Occhi intensi, chiari, velati di dolcezza ma profondamente spossati.
Mi sembrò anche un uomo solo.
Per scelta e per destino.
Chi ha quel tipo di carattere, volente o nolente, percorre il cammino di una vita con determinazione spietata.
Un padre padrone di altri tempi.
Romanticamente anacronistico.
Un uomo che non ha mai dato a nessuno la possibilità reale di collaborare con lui, concedendo solo a mezze figure la mera esecuzione delle sue direttive.
Può piacere o no, sicuramente non sta a me giudicare, ma questa è una caratteristica che si ritrova spesso anche in altri personaggi della storia.
Uomini dal carattere marcato, determinati e motivati, che posseggono il dono di una visione privilegiata delle cose.
Uomini che lasciano un segno.
Uomini che dividono.
Persone che, in questa breve e veloce parentesi terrena, riescono a scrivere qualche rigo di storia.
Lo ammetto, ho un debole per loro.
Non ci potrei mai convivere un minuto oltre la durata di una cena, ma stravedo per chi possiede quel grammo in più di carisma che lo rende distinguibile in mezzo alla massa uniforme e uniformata.
Non so cosa alla fine deciderà di fare, so solo che io non sarò tra quelli che parteciperanno a questo solito balletto di fine anno.
Ho un difetto.
Ho troppa stima, oltre che di lui, anche di me stesso.
Non faccio bilanci, non sono nessuno per poterlo fare.
So solo che ogni volta che penso a lui sento una forma di rispetto.
Lo considero un vero guerriero, nel bene e nel male.
Un Samurai.
Forse l’ultimo.
E vi è un solo giudice dell’onore del Samurai: lui stesso.
Un grido usato come saluto, una sorta di augurio e incitamento, ban (diecimila) sai (anni),

BANZAI CAMILLI!!!
BANZAI!!!

Roberto Bongini

One thought on “L’ultimo Samurai

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