Arrivo all’impianto sportivo dell’Astrea e i primi che vedo sono loro.
Un manipolo di “ragazzacci” che, nel parcheggio antistante l’entrata, già sventolano bandiere taglia XL, mentre scaldano le ugole intonando i primi cori.
Mi avvicino per salutare Riccardo, il loro capo.
Compro una nuova maglietta che hanno fatto stampare, sopra c’è scritto ‘Mai per moda’.
Mi allontano con mio figlio per mano e dietro di me sento che iniziano ad intonare una canzone che non conosco.
Una strofa recita “…semplice questa passione, quasi un secolo, di padre in figlio si tramandano…”
Capisco che la stanno cantando per noi.
Sono un fottuto romantico, ho gli occhiali, li inforco e fingo disinvoltura.
Raggiungo la biglietteria solo dopo essermi mischiato “la pelle, l’anima e le ossa” in cento saluti.
Bella la nostra gente.
Una volta dentro, Riccardo invita tutti a formare un “mattoncino” serrato di tifosi.
Damiano mi tira per mano, ci avviciniamo anche noi.
Mi accorgo che i “ragazzacci” sono riusciti a far entrare anche un bel tamburo e diversi fumogeni.
Al primo coro mi rendo conto che c’è anche un effetto eco niente male, rispetto alle aspettative della partita il nostro tifo è un lusso.
Damiano si entusiasma, è una roba contagiosa.
Canto diverse volte, è molto che non lo facevo.
Il primo tempo si chiude con l’emozione di un gol.
Ho la gola secca, decidiamo di andare a prendere un po’ d’acqua e una birra.
Mentre ci avviamo al chiosco, un uomo in carrozzella chiede a due di quei “ragazzacci” se gli possono comprare un po’ d’acqua, i due non esitano un attimo a rispondere di si, l’uomo accenna il gesto di dargli i soldi ma i due non ne vogliono sapere, offrono loro.
Il secondo tempo è una sofferenza, ma proprio per questo i tre punti sono ancora più belli.
La squadra viene alla rete per ringraziare, fanno bene, ieri eravamo in dodici.
Saluto tutti e mi avvio all’uscita.
Damiano mi prende la mano.
E’ felice, come solo i bambini sanno essere.
In un modo a me, ormai, estraneo.
Condividere un amore con il proprio amore.
E’ una magia.
“…di padre in figlio…”, come cantavano quei ragazzacci, “…di padre in figlio…”.
T&GO