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Il manto bianco delle nuvole sposta il pensiero alla classifica. Il volo verso la terra sarda è liscio come olio, soffice come un cuscino. All’orizzonte spiccano due colline bianche, in fondo il Tirreno è un lenzuolo azzurro. I sogni sono materia impalpabile, non si possono prendere proprio come il vapore acqueo, ma si possono ammirare con lo stomaco in disordine e gli occhi persi nel vuoto. Olbia accoglie l’aereo con dolcezza, i nove rappresentanti della Maremma scendono con il sorriso, Arzachena dista solo 25 chilometri di curve, paesaggi aspri, montagne di roccia. Il Grifone è in casa della capolista, la truppa biancorossa è qui da 24 ore, Pincione in testa. E’ il nuovo corso, il nuovo futuro, nuovo batticuore. L’impianto del Biagio Pirina è una tribuna di ferro battuta dal vento, fredda e incolore, rumorosa. Il Grifo entra con la sua maglia a strisce bianche e rosse, il popolo lo accoglie con inni e striscioni. Dopo 14’ l’uccellaccio è sotto, finta e rete di Oggiano, classe ’98. Pensieri tristi, difesa triste. Piotr Branicki, numero dieci dei sardi, è un monumento impossibile da superare, l’Arzachena aggredisce con muscoli e testa, affonda, taglia e toglie il fiato, il Grifone boccheggia riuscendo comunque a trovare i meccanismi per costruire azioni anche pericolose. Ma non succede niente se non il pensiero stupendo di essere in grado di pareggiare. Ripresa. Al 14’ il Grifone precipita: Maciucca tocca debolmente verso Lanzano, tra i due si infila Sanna, porta vuota e raddoppio. Fine delle nuvole, fine dei sogni, fine della gara. Baylon esce al 36’ con due costole rotte. Rotte come la squadra. Finale malinconico. Lo stadio si svuota, le idee si appannano, le considerazioni salgono in superficie. Questo Grifo non ha le capacità, neppure la sostanza, per opporsi alla forza delle prime della classe costruite semplicemente con tocchi preziosi fatti di tecnica, tanti muscoli e spiccate doti adatte alla categoria. Non è questione di lavoro, nemmeno di impegno, alla base c’è la mancanza di uno scheletro robusto, consistente e una dose di rabbia necessaria per confrontarsi con formazioni già stabili e collaudate. Gli errori dei singoli sono gli errori del complesso, della sua naturale instabilità. La Sardegna ha detto che vincere il campionato è una illusione, una icona lontana dalla realtà. Il ritorno è nero come la notte dove le nuvole sono invisibili. Restano i sogni a fare compagnia al popolo deluso, e i sogni non hanno bisogno del sole per essere assaporati.

Giancarlo Mallarini

2 thoughts on “Il Grifone e le nuvole

  1. Io penso che stiamo piangendo il non morto.
    Come dissi 1 mese fa il problema è il modulo il 3 5 2 é fatto di veri esterni con 3 difensori forti ora se sulla destra gioca libutti che non supera mai il centrocampo e non ha personalita’ mentre de masi che viene ammirato in coppa è sulla panchina fermo chissà perché !!!!!! Non abbiamo un centrale di difesa forte …….che imposta e copre risolveremo qualche problema .
    Poi mi sembra che il problema è più di qualche over che proprio non ce la fa più…
    Forza grosseto

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