Giulio Daleno, il Grifone, l’Arzachena. Viaggio senza peli sulla lingua, analisi, pensieri, prospettive. Il preambolo si snoda sul luogo di nascita, Torino, la crescita nel settore giovanile juventino fino alla Primavera con allegato il primo contratto della carriera, la simpatia verso i colori granata. Quindi la reazione dello spogliatoio dopo lo 0-4 in Sardegna. “C’è stata una riflessione interna, tra di i noi, in solitudine. Siamo arrivati alla consapevolezza che occorra una maggiore cattiveria – spiega – non possiamo pensare costantemente a giocare un bel calcio. Occorre saper soffrire nei periodi di gara più scabrosi considerando che le partite si possono risolvere anche al 90’ senza dover per forza essere eleganti. In pratica ci creiamo negative pressioni interne senza ragione”. In campo sarebbe stato opportuno alzare il ritmo per mettere in difficoltà glia avversari. “Ci sono partite, per vari motivi, dove non ci riesci. E’ indispensabile riconoscere il deficit e tenere il risultato in piedi fino al termine. Il presidente ha ribadito la sua stima nei nostri confronti ma vuole di più. Ci manca un pezzetto di giusta mentalità per arrivare al traguardo prefissato. Il dispiacere più profondo è stato per i venti tifosi, che ci hanno raggiunto con sacrifici economici e di tempo. A loro va l’applauso dell’intero spogliatoio”. Giacomarro ha detto che il Grifone è uscito ridimensionato da questa sconfitta. “In effetti, ripeto, ci manca qualcosa, un modo diverso di affrontare le sfide, una velocità più spiccata, capacità di reagire alla sofferenza in campo. Il mister ci insegna tanto e bene, noi esageriamo nella ricerca del bel calcio, dell’estetica, dell’ultimo passaggio. Specchiarsi non serve. Adesso dimentichiamo Arzachena e guardiamo avanti. La lezione servirà per affrontare Ostia e Albalonga, due incontri molto delicati. L’ambiente ci sostiene, pensiamo in positivo perché noi siamo il Grosseto”.