L’uccellaccio chimerico cade sulle sponde dell’Arno colpito da tre rigori calciati quasi a casaccio, sicuramente senz’anima. Ma non è questo a fare male. Dopo lo scambio di opinioni tra squadra e popolo i biancorossi rientrano nello spogliatoio sotto una pioggia di “buffoni, buffoni, buffoni” scandita dalla tribuna da anni in attesa di vendicarsi di una serie B vista con il binocolo. San Giovanni non è mai stata ospitale, sempre scorbutica, ruvida come carta vetrata, spinosa come un riccio, invidiosa e astiosa. Dopo lo scoppio fragoroso di un petardo in zona ospiti lo speaker ufficiale si lascia andare ad un “maremmani di m…a” all’interno del box radiofonico rilevando altro livore, rinnovato veleno, antica ruggine mai rimossa. Per tutto questo il cucchiaio tentato da Zotti, giocatore e uomo di grande rispetto, è apparso come il dito che affonda nella piaga provocando dolore sportivo. Il Grifone offeso, deriso ed eliminato al Fedini è una pagina colorata di nero profondo al cui confronto Arzachena è stato un pareggio tra vecchi amici. Il popolo è rientrato in Maremma ammutolito, povero, senza legami con il Grifone. Adesso la sfida con il Flaminia si arricchisce di motivazioni nuove e concrete. Alla verifica salgono temperamento e voglia di riscatto a cui si affiancano il test dei nuovi arrivi, la convalida del loro immediato impiego e lo scandagliare se il terreno dello spogliatoio non si sia inaridito sotto il vento caldo del mercato.
