Il calcio è senza tempo.
Quando una partita finisce, in realtà, non finisce.
Nelle ore successive, nei giorni seguenti e a distanza di anni verrà vissuta e rivissuta.
Vedremo scorrere, spesso ad occhi chiusi, le immagini che più ci hanno scolpito la memoria.
Riaffioreranno alla mente particolari che abbiamo stabilito, più o meno consapevolmente, essere degni di accompagnarci per sempre.
Le partite non finiscono mai.
Esultanze, fallacci, sconfitte, vittorie, volti, abbracci, trasferte, aromi e fetori, tutti cortometraggi che rivedremo mille volte e tutte mille differenti tra loro.
Nelle notti in cui faticheremo a trovare sonno, seduti al bar con gli amici, mentre guideremo, oppure mentre le nostre mogli parleranno e la loro voce piano piano sfumerà lasciando la scena al ricordo delle due fucilate con cui Pinilla stese il Brescia e subito dopo, con un tono di voce perentorio, “Ma mi stai ascoltando???” e noi, con il pilota automatico, risponderemo “Ma certo amore!!!”.
Il calcio non ha tempo.
In qualche angolo del mondo ogni giorno un nonno racconterà al proprio nipotino le gesta di qualche fuoriclasse che ha appeso gli scarpini al chiodo e quel bambino un giorno farà lo stesso con i suoi nipotini.
Il calcio rende tutto immortale.
Chi di noi tra dieci anni si sarà scordato il primo gol segnato da Invernizzi, sotto la Nord, di questo nuovo Grifone dell’era Ceri?
Il calcio è eterno e, in qualche modo, di riflesso, lo sono anche i suoi protagonisti, gli allenatori, i presidenti e i tifosi.
Questa è la sua magia.
Questa è la sua irresistibile seduzione.
Ma a volte indugiare nel passato può impedirci di accettare il cambiamento.
Perché, al contrario del presente e del futuro, è l’unica dimensione temporale che veramente ci appartiene e questo ci porta inevitabilmente e istintivamente a trattenerlo con noi.
Forse dovremmo imparare a lasciarlo andare.
Recuperare un ricordo dalla vecchia libreria tarlata delle memorie, con un soffio d’aria spazzarne via la polvere dalla copertina, farlo rivivere nel presente e, una volta finito, riporlo con cura al proprio posto.
Restituendolo al passato.
Restituendolo al passato, per sublimare il presente.
T&GO
Complimenti per l’articolo, io personalmente seguo il Grosseto da una vita, l’ho sempre seguito (come si dice davanti all’Altare) nella buona e nella cattiva sorte, questo perché, ho sempre pensato:” una montagna di delusioni, non può superare un briciolo di speranza” questo motto mi ha sempre accompagnato nel mio viaggio con il GRIFO e sarà sempre così. Vittorie e sconfitte, retrocessioni, trionfi e fallimenti sono tutti indelebili nella mia.mente, è non cambierei il Grosseto con nessun’altra squadra del pianeta.