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Quando ero bambino rimasi ferito dalla spietatezza dei miei coetanei.
In alcune circostanze lo ero stato anche io.
A quell’età è comprensibile e, probabilmente, giusto esserlo.
Ma questo ancora non lo sapevo, questo lo avrei capito solo in un secondo momento.
Stetti male.
Stetti male così tanto da aver paura, nei mesi successivi, di rivivere quella paura e il dolore che mi provocò.
In altre parole la paura di aver nuovamente paura superò la paura stessa.
Fu un periodo difficile in cui mi chiusi in me stesso e frequentai il mondo solo il minimo indispensabile o quando ne ero costretto.
Un giorno io e mio padre andammo a pesca e fu l’occasione per aprirmi.
Parlammo a lungo e lui mi spiegò che la paura è un’emozione naturale, perfino utile, aiuta a crescere e a volte può salvarti la vita.
Che la paura ha uno spazio.
Un vero e proprio spazio che occupa dentro di noi.
Che negare a noi stessi la sua esistenza equivaleva a scappare da lei.
Accettarla, accettare di riviverla e, quindi, farle spazio dentro di noi era l’unica via d’uscita.
L’unico modo per sconfiggerla.
Era un concetto complicato da applicare nell’immediato, ma avevo seguito il suo ragionamento e ne avevo colto il senso e compreso i benefici.
Negli anni successivi riuscii a metabolizzare e a fare mio quel prezioso consiglio.
Ottenni spesso quello che volevo e migliorai anche il modo di vedere gli altri, di giudicarli, di comprendere le loro paure.
Soprattutto avevo facilità nel riconoscere la loro paura di aver paura che, spesso, li portava ad essere duri e inflessibili con le paure degli altri.
Arrivando perfino a disprezzarli.
Ma non era altro che uno specchio in cui riflettevano la propria immagine.

Leggo e ascolto alcuni commenti su una recente vicenda di calciomercato nostrano.
Non posso accettare giudizi severi nei confronti di un ragazzo di 22 anni.
Non posso accettare giudizi inflessibili nei confronti di un ragazzo che, di fronte ad una scelta, ha avuto un momento di tentennamento.
Non posso accettare giudizi severi da chi spesso scappa da se stesso e per coprire le proprie fragilità gioca a fare il duro con gli altri e con il mondo intero.
Apprezzo piuttosto le persone che rivedono i propri giudizi e che non vivono di certezze effimere.
Apprezzo la scelta di Saverio e ammiro ancora una volta la condotta di Simone ed i principi con cui conduce il suo attuale ruolo di presidente.
Bella storia e bello il finale.

Questa annata che, inizialmente, desideravo passasse il più in fretta possibile, si sta rivelando stimolante e intrigante.
Che si prenda tutto il suo tempo quindi.
Io la degusterò piano piano, come si fa con un vino che merita di essere apprezzato e percepito con consapevolezza.

Alla salute!!!

T&GO

Roberto Bongini

One thought on “Il coraggio di avere paura

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