Provare a mettere in fila le parole giuste dopo una domenica del genere è complicato.
Al triplice fischio sono scivolato inesorabilmente nell’indolenza più integralista.
Quando la squadra è venuta sotto la curva dalla mia bocca non è uscita una sillaba.
Alternavo momenti in cui cercavo di trovare, invano, qualcosa nei loro sguardi, a momenti in cui gli davo le spalle.
Quando ho guadagnato l’uscita, tra i consueti capannelli di tifosi che indugiavano fuori ai cancelli, molti erano nella mie stesse condizioni.
Increduli, inebetiti, frastornati, ammutoliti.
I pochi che non erano in questo stato confusionale cercavano di capire dove fossero le responsabilità maggiori di questa situazione.
Ma io in quel momento avevo bisogno di altro.
Avevo bisogno di trovare una motivazione per continuare ad esserci.
Trovarla anche il più in fretta possibile.
Saluto tutti e mi incammino verso la macchina.
Durante il viaggio di ritorno riavvolgo il nastro di tutto il fine settimana passato a Grosseto con gli amici.
Il giorno prima uno di loro mi aveva portato, di sabato pomeriggio, a trovare alcuni ragazzi della Nord che,nel parcheggio seminterrato di un grande supermercato, erano indaffarati a preparare alcuni striscioni da esporre il giorno dopo.
Erano concentrati su quello che facevano, c’era attenzione nei loro movimenti, mi sono subito reso conto che ci stavano mettendo il cuore.
Chi usava con maestria il minirullo per scrivere e per ripassare le lettere, rendendole praticamente perfette, chi ripiegava con cura uno striscione già pronto e chi ne rinforzava i bordi.
Ho avuto modo anche di scambiarci due parole.
Le loro sono storie di ragazzi che danno tantissimo per questa loro passione, mettendo in gioco molto più di quanto uno possa immaginare.
Sono ragazzi che la scuola benpensante avrebbe definito indisciplinati.
Sono ragazzi che cercano di non essere omologati dal sistema, lo rifuggono, combattendolo a colpi di adrenalina ed ideali.
Prima di andarmene li saluto, uno di loro si avvicina e mi regala un adesivo con su scritto “SENZA STADIO NON C’È VITA” .
La domenica mattina alle undici ho appuntamento sotto la Nord.
Accompagno alcuni amici dentro lo stadio mentre, sotto gli occhi della DIGOS, legano gli striscioni alla balaustra della Nord.
Ci sono anche i ragazzi del giorno prima.
Hanno i volti stanchi, alla loro età il sabato sera si fanno le ore piccole, ma onorano l’impegno preso fino alla fine.
La giornata, anche se di fine gennaio, è inverosimilmente primaverile.
Ci mettiamo a giocare a carte ad un tavolo all’aperto.
Chiunque passa saluta o butta giù una battuta, alcune anche affilate come sanno fare bene in Maremma.
Poi si pranza, sempre nei pressi dello stadio, tutti alla stessa tavolata.
Risate, scherzi e sfottò, ma sempre con affetto, tra tutti loro c’è grande empatia.
Mancano venti minuti alla partita, non me ne ero quasi accorto.
Ci incamminiamo tutti verso la Nord.
Il tempo mi è volato.
Dopo un fine settimana così potrei anche andare a casa senza vedere la partita.
Il meglio già c’è stato.
I novanta minuti successivi lo confermano.
In questi ragazzi trovo la motivazione che cercavo.
Il calcio siete voi.
Il meglio siete voi.
Ed io continuerò ad esserci.
T&GO