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Faccio un esempio forte in modo da chiarire immediatamente la mia posizione.
Diversi anni fa un mio collega di lavoro visse in prima persona la più classica delle esperienze coniugali.
Rientrando a casa, ad un orario insolito, trovò la moglie a letto con un uomo.
Lui si fermò sulla soglia della camera per qualche secondo, credo interminabile, poi uscì di casa e non ci rientrò più, neanche per riprendersi i suoi vestiti ed i suoi effetti personali.
Solo successivamente si fece inviare le cose più importanti.
Qualche giorno dopo si confidò con me su quanto era accaduto e la prima cosa che disse fu: “Sto cercando di capire quando e dove ho sbagliato…”.
Mi colpì molto la sua riflessione, mi colpì molto la sua valutazione dei fatti.
Era un atteggiamento introspettivo, concentrato unicamente sulle sue eventuali responsabilità.
Prima di guardare in casa degli altri (se e mai lo avesse successivamente fatto) aveva deciso di guardare in casa sua.
Ho sempre diffidato delle persone che davanti ad una sconfitta, o ad un fallimento, per prima cosa cercano le responsabilità negli altri.
C’è qualcuno che crede che Simone e Mario Ceri non stiano riflettendo seriamente su quali siano stati i loro errori?
C’è qualcuno che crede che Consonni non stia valutando con attenzione quali siano stati gli sbagli da lui commessi durante il suo mandato?
C’è qualcuno che pensa che Danesi non stia facendo altrettanto?
Credete che qualcuno di questi signori stia solo facendo scarica barile addossando tutte le colpe agli altri e sentendosi immune dal commettere sbagli?

La domanda, invece, per me è un’altra.
C’è qualcuno che è spaventato a farsi un altro anno di Eccellenza?
Perché se così fosse vuol dire che appartiene a quell’insieme di persone che alla prima difficoltà mollano e se così fosse è corretto parlare di persone e non di tifosi.
Sia chiaro, non sprizzo felicità da tutti i pori a farmi un altro anno in questa categoria, ma sono anche consapevole che il bello del calcio, uno dei motivi per cui tutti lo amiamo, è proprio la sua inafferrabile fatalità, la sua irrazionalità.
Queste caratteristiche non possono starci bene solo quando il Crotone blocca la milionaria Inter o quando il Benevento fa lo stesso con il Milan.
Le mie considerazioni, quindi, sono di altra natura.
Abbiamo ancora un paio di possibilità di potercela fare e, per dignità e intelligenza, ci dobbiamo credere e provare fino all’ultimo.
Abbiamo una società seria, che ha un progetto credibile.
Una società onesta e responsabile, che tiene un occhio al bilancio e l’altro al settore giovanile.
Di questi tempi, se conoscete un po’ la situazione in cui versa il calcio italiano, già questa è tanta roba.
Abbiamo già dimenticato chi possedeva le chiavi dello Zecchini fino a pochi mesi fa?
Io no.
Tengo per ultime un paio di riflessioni che forse qualcuno, dal palato fine, non digerirà volentieri, ma tant’è me ne farò una ragione.
A me questa categoria, che non conoscevo, mi ha stupito per i valori espressi.
Mi ha stupito e, soprattutto e inaspettatamente, mi ha divertito.
Divertito come erano anni che non mi succedeva.
Questa annata, tanto disprezzata da alcuni, io non me la dimenticherò mai più.
Trasferte come quella di San Gimignano o di Firenze sono e resteranno tra i ricordi più belli che mi legano al nostro vecchio Grifone.
E conto ancora di mettere in cascina altra legna.

Mi accontento di poco?
Sono un uomo semplice.

T&GO

Roberto Bongini

8 thoughts on “Un uomo semplice

  1. Nel rispetto di tutti e di tutte le opinioni, io – che ovviamente non conto niente e rappresento solo me stesso – non sono tanto spaventato quanto umiliato e stranito dall’idea di un’altra stagione da trascorrere affrontando Cenaia, S. Miniato Basso e Larcianese (con tutto il rispetto, beninteso, nei confronti di queste società)…e se accadrà ogni sostenitore del Grifone deciderà secondo coscienza se dare ancora fiducia e seguire la squadra o meno, ma non mi stupirei né mi scandalizzerei se assistessimo ad un fuggi fuggi generale.

  2. Io mi alllineo al 100% all’articolo di Bongini, il problema è un altro, nel calcio reale vince solo uno e purtroppo
    noi tutti (parlo in generale tifosi giornalisti addetti ai lavori etc.) dobbiamo mettere in conto che possiamo anche non vincere questo campionato, la storia dice che il Grosseto non ha mai vinto il campionato di eccellenza e di promozione prima , per tornare in serie D lo abbiamo sempre fatto tramite ripescaggi e spareggi e play-off. Quindi leviamoci questa spocchia, questa pesunzione questa puzza sotto il naso perché non si vince con il blasone.
    Ieri sera a tv9 ho sentito il presidente Cerii amareggiato, ha ricordato giustamente che il Grosseto negli ultimi 40 anni a parte l’età d’oro di Camilli ha sempre “tribolato” in queste categorie!!!!!!!!! Quindi cerchiamo di prendere visione della realtà e stamo vicino alle società, vsto che si sta’ impegnando.
    Io personalmente sono sempre convinto che in un modo o nell’altro saliremo in serie D, ma se così non fosse io sono pronto a rinnovare la mia fiducia e questa società e questo progetto anche in eccellenza.
    Naturalmente in quel caso ogni tifosi fara’ le due valutazioni, ma vorrei concludere con una considerazione: mi piange il cuore ammetterlo, ma nel 2014/2015 il Siena si è ritrovato dopo il fallimento in serie D (l’ultima volta per loro di nel 1976) nonostante ciò hanno sottoscritto oltre 4.000 abbonamenti, quello secondo me è senso di appartenenza e spirito costruttivo.

  3. Una piccola osservazione, senza nessuna intenzione polemica: dire che, a parte l’era Camill, il Grosseto ha sempre “tribolato” in “queste” categorie (dove per queste s’intendono categorie infime come Promozione ed Eccellenza) non è del tutto esatto. Ciò corrisponde senz’altro a verità per quel che riguarda la fase successiva alla gestione Anzidei, ma io che purtroppo sono un…diversamente giovane, ricordo perfettamente l’epoca (fine anni 60, anni 70 ed 80) in cui il Grifone partecipava ad una serie C di altissimo livello (vedi, se non ricordo male, la stagione 1975/76 in cui si sfiorò la promozione) o quanto meno ad una D tecnicamente equivalente se non superiore ad una C di oggi.

  4. Aggiungo che giocatori della caratura tecnica di Armellini, Barbana, Di Prete e Cappanera attualmente giocherebbero alla grande in serie B e forse non sfigurerebbero neppure in A.

  5. Dopo diverso tempo vorrei tornare a dire la mia; in questa discussione mi sento più vicino alle idee di Sesto che non degli altri; non prendetemi per spocchioso, ma a me che ho cominciato a seguire il Grifone alla fine degli anni ’60 e che ho cominciato a sognare la serie B tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta sotto la presidenza Amarugi, l’averla agguantata 25 anni dopo ed essermela goduta per 6 anni, tornare indietro resta francamente difficile. E’vero che una volta chi giocava in serie D era di un’altro livello rispetto ad oggi, ma è una legge naturale visto che davanti aveva solo la serie A (allora a 16 squadre), la serie B (18) e la serie C (60); se poi chi aggiungiamo che le squadre avevano in rosa forse 15 giocatori, ecco che allora si spiega perchè giocatori forti fossero in categorie oggi di molto inferiori. Detto questo dico anche che quest’anno, per ora, in casa, mi sono perso solo Sangimignano e Ponte Buggianese e se non succede niente di irreparabile per me ci sarò anche nelle altre; se poi l’anno prossimo dovessimo essere un’altra volta in Eccellenza, farò le mie valutazioni, ma difficilmente lascerò solo il mio Grifone, anche se, ripeto, solo pochi anni fa, per me, era vivere un sogno e spero di riviverlo, magari tra non molti anni.

  6. Ragazzi, (per me i tifosi del Grosseto sono tutti ragazzi anche i piu’maturi ed i piu grandi di me)’ io penso che alla fine delle ns. chiacchierate, tutti noi vogliamo risalire il più presto possiblile nelle categorie superiori, purtroppp oggi la realta’ si chiama eccellenza, c’è chi la vede più o meno “grigia”, io sono un ottimista per natura e sono convinto che l’anno prossimo saremo in un modo o nell’altro in serie D, ma se così non fosse dobbiamo essere pronti a sostenerlo anche (spero di no) in questa categoria.
    Certo dopo 6 anni di serie B non è facile ricalarsi in questa dimensione, io personalmente il 13 Maggio 2007 a Padova ho vissuto la giornata calcistica più bellla della mia vita, è stata una gioia infinitamente più bella di qualsiasi scudetto, champions league o mondiale dell’Italia, questa gioia l’ho vissuta grazie al Grosseto che ho seguito e seguirò sempre in qualunque categoria anche all’interno se serve,, perché il Grifo ha bisogno di NOI TUTTI tifosi……………….nessuno escluso, dobbiamo essere un corpo unico, io non so disegnare bene ma se fossi un pittore dipingerei la curva nord ed i nostri giocatori di spalle che applaudono la curva con i numeri fissi dall’ all’11 in modo da accomunare idealmente tutti i giocatori della nostra storia.
    Forza Grosseto sempre! Ovunque e comunque!

  7. Mi riconosco molto in ciò che dice Antonio, specie per quanto riguarda la difficoltà nel doversi rassegnare ad un ridimensionamento enorme (scendere di tre categorie in pochissimi anni è terribile) e il disagio nel sostenere una squadra che oggi affronta Gambassi, S. Miniato Basso e Cenaia, mentre non molto tempo fa gli avversari si chiamavano Torino, Bologna e Sampdoria e vedevamo la casacca biancorossa indossata da gente come Pinilla, Lazzari, Caridi, Cordova e Sforzini. Che poi ci si debba conformare alla filosofia del “questo passa il convento” è fuori discussione, se in qualche modo si vuole continuare a seguire il Grifone come si fa da decenni, ma è veramente dura e il magone è immenso.

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