Venivamo, giustappunto, da una partita che non doveva essere giocata per impraticabilità del campo e ci ritroviamo, dopo sette giorni, a parlare di una partita che doveva, in tutte le maniere, essere finita di disputare.
Questi non sono altro che gli ultimi due di una serie di episodi che ci hanno visto penalizzati durante tutto l’arco del campionato, senza contare quelli che sono successi lontano dai nostri sguardi.
Non voglio scivolare su presunte congetture, non mi appartiene, ma non voglio neanche passare per il candido sempliciotto di turno.
Lo sgradevole sospetto che il campionato non abbia, e continui a non avere, uno svolgimento regolare è vivido.
L’impressione non è tanto quella che qualcuno ce l’abbia con il Grosseto, quanto che qualcuno faccia gioco su una ragnatela di relazioni ben consolidate per trarne vantaggi e facilitazioni.
Grosseto, purtroppo, è una piazza che in passato è già stata testimone di campionati falsati da dei balordi prestati al mondo dello sport.
Grosseto, purtroppo, si è ”fatta l’occhio” a percepire determinate dinamiche malsane.
In ballo, oltre ad esserci svariate migliaia di euro, c’è la credibilità di questo campionato e di tutto un movimento dilettantistico.
In questo senso la misura è colma.
E si badi bene che qui nessuno vuole esimersi dal prendersi le proprie responsabilità su un campionato che, è sotto gli occhi di tutti, è stato disputato al di sotto delle iniziali aspettative societarie e dei tifosi.
In questo senso ho la certezza che tutti, dal Presidente al magazziniere, sanno perfettamente quali errori sono stati commessi e da dove ripartire per la nuova stagione.
Ma qui il punto è un altro.
Qui è in gioco la madre di tutte le domande.
Il calcio è dei tifosi o di consumati e navigati personaggi che si aggirano per questi campi di provincia?
E’ più centrale il rispetto e l’attenzione per tanta gente che, solo per passione, macina centinaia di chilometri per vedere la propria squadra dietro una rete con i piedi nel fango o è più centrale il dirigente con una dotatissima rubrica telefonica?
La risposta, per quanto mi riguarda, me la dette Simone più o meno tre anni fa.
“Di una cosa puoi stare certo se sarò dentro i tifosi saranno con me per vigilare e sentirsi partecipi. Il mio sogno è restituire il calcio alla gente, senza pay TV e tessere. Il mio calcio è polveroso, sanguigno, orgoglioso, a volte cattivo. Il mio calcio è fatto di passione e non di esibizioni, vestiti buoni e cravatte. Ed è quello che ho messo a Roselle. Grazie di cuore, per tutto e di pure a Damiano che in un modo o nell’altro, orgogliosamente, cambieranno i teatri ma non la fierezza della nostra gente, non i colori per cui soffrire.
Senza ammainare i vessilli continueremo a giocare al calcio. Questo XXXXXXXX è il mio nr. di telefono.
Chiamami quando ti pare e rassicura tuo figlio … il grifone non muore!!!”.
Sono e resterò sempre dalla sua parte.
E’ inevitabile.
Al suo fianco in ogni battaglia.
Da domani si ricomincia.
Ieri appartiene già al passato.
Un coitus interruptus … non merita più di 24 ore di tormenti e …. pene.
T&GO