Cenaia come l’inferno. Un nome e un luogo che per i tifosi biancorossi riporta alla memoria il passato, quando la nave unionista veleggiava tra i cadetti e un incubo aleggiava sulle teste dei sostenitori del Grifone, rappresentando un avvertimento, una minaccia: «Tornerete a giocare a Cenaia». Bastava nominare quel luogo per far scattare la paranoia, mentre i veterani degli spalti non mancavano mai di rimarcare quel confronto di un tempo, sbandierato e messo in vista come una medaglia sul petto: «Io a Cenaia c’ero», una frase che metteva il punto a qualsiasi discussione calcistica su chi fosse più tifoso. Oggi il Grosseto è pronto per tornare all’inferno dove, per essere precisi, è andato anche anno scorso: finì 0-0, un risultato che costò la panchina a Consonni. Un punteggio ben diverso da quello del 10 novembre 1996, quando i biancorossi guidati da Cacitti passarono per 2-0 con le reti di Giannelli e Magnani. Era il campionato di Promozione, con il Grifone costretto a dibattersi tra i gironi danteschi di tornei dilettantistici e l’onta di giocare in campi poco nobili, tra cui ovviamente quello dello Sport e Cultura Cenaia. Un inferno dentro l’inferno. E’ lì che il tifoso biancorosso affonda le radici della sua memoria. Sono passati 22 anni e la realtà di questa stagione sembra proporre uno scontro impari: Grifone in serie positiva da sette gare tra campionato e coppa, con un primato da difendere seppur in coabitazione, mentre l’Atletico Cenaia naviga nei bassi fondi della graduatoria, in caduta libera verso l’ultima posizione e con un doppio score parziale, poco invidiabile, basato sul peggior attacco del torneo (solo 2 reti all’attivo), unito alla difesa più perforata (già 10 gol al passivo). Come se non bastasse per la formazione pisana c’è stato anche un avvicendamento in panchina, con il cambio di allenatore già effettuato dopo appena quattro turni. Il passaggio da Roventini a Ciricosta, avvenuto in settimana, non concede punti di riferimento a Miano e forse potrebbe essere anche un bene per il Grifone: meno tatticismi e più sostanza sin dal fischio d’inizio, per uscire vittoriosi dall’inferno di Cenaia.
