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Non sono alto.
Sui calci d’angolo resto nei pressi del limite dell’area per approfittare di eventuali respinte corte.
Ma non capita quasi mai.
La partita è iniziata da poco più di 5 minuti, stiamo giocando solo nella loro metà campo.
C’è un corner.
Fratini lo batte tagliato.
Un difensore anticipa di testa Cretella che si dispera.
Io invece esulto.
La palla sta disegnando una parabola che terminerà proprio nella mia zona di competenza.
Non capita quasi mai.
Ma guarda come scende dolce…
Mi inizio a inclinare con il corpo di circa 45° sulla mia sinistra e con la coda dell’occhio mi accorgo che nessun difensore del Piombino sta venendo a pressarmi.
Non ho pensato neanche un secondo a mettere a terra il pallone e cercare di entrare in area con un uno-due.
Non ho pensato neanche per un secondo a nessun altra soluzione.
Forse non ho proprio pensato.
Forse mi sono fatto guidare solo dall’istinto.
Ci siamo.
Mancano pochi centimetri all’impatto con il mio piede destro.
Ma guarda come continua a scendere dolce…
Sono in torsione.
Abbasso la punta del piede destro per avere il collo completamente libero.
Ci siamo.
Sento il pallone deformarsi esattamente nel punto in cui volevo.
Esattamente nel punto che avevo immaginato.
Il rumore dell’impatto me lo conferma.
E’ il rumore perfetto.
Potrei anche non osservare la palla.
Potrei anche non vedere lo scuotersi della rete.
Quell’impatto e quel rumore li conosco bene.
Sono il preludio del gol.
Esulto.
Anche qui nulla di studiato.
Mi lascio andare ancora una volta all’istinto.
E quello mi porta a correre verso la curva.
Verso l’abbraccio con i miei tifosi.
La partita finisce qui.
Potremmo già andarcene tutti a casa.
Un gol così genera consapevolezze opposte in entrambe le squadre.
Non sono alto.
Sui calci d’angolo resto nei pressi del limite dell’area per approfittare di eventuali respinte corte.
Ma non capita quasi mai.
Quasi mai.
Ma non è questo il giorno.

T&GO

Roberto Bongini