L’alito lontanissimo del nostro passato era percepibile, il canto dolcissimo delle nostre spiagge, l’odore di terra prima infetta poi rigogliosa, salivano dalla Nord. Lentamente. Si univano il frinire delle cicale, le lunghe corna delle mucche al pascolo, il volo dei gabbiani appesi al maestrale, i tronchi contorti che vivino vicino al mare. Accorrevano i fiori dei peschi, dei mandorli, dei biancospini, i pinoli caduti sul terreno, il rosmarino, i panorami incantevoli, i crepuscoli, i tramonti, le aurore, quella luce speciale che ci circonda. Una processione straordinariamente nostra. Come la pelle. L’orchestra, questa orchestra, accordava gli strumenti, provava la voce in uno Zecchini diventato anfiteatro etrusco. I bambini sventolavano biancorosse bandiere, altri erano in braccio, alcuni in carrozzina. Accanto a questo futuro, ecco chi aveva già assistito allo spettacolo del calcio fatto poesia e bramava rivederlo. Lo Zecchini era una amaca dolce dove riposare e rincorrere quel pallone bianco in mezzo al verde. Non musica. La Nord cantava, un coro dolcissimo, vibrante, antico e nuovo, fatto di appartenenza, emozione, struggente e forte, unico. In mezzo si agitavano i migliori anni del nostro pallone frullati con la forza, la consapevolezza di un ritorno. La tribuna partecipava, la Sud, finalmente resuscitata, opponeva altri canti, altre speranze. Giusto così. Zaga devia in rete il pallone, lo Zecchini si inchina, si toglie il cappello, sussulta e ride. Unidici minuti dopo Guarisa pareggia. La processione e l’orchestra non si fermano. L’intervallo serve per riempire il serbatoio con nuovo entusiasmo. La ripresa non è facile, il Grifone soffre, lo Zecchini lo sostiene senza interruzioni. La magia del finale è un raggio di sole, una visione voluta, una conquista. Patrick Villani entra al 43′, dopo 60 secondi tocca la sfera, lo Zecchini si blocca, entra in sospensione, processione, si sono aggiunti anche i girasoli, e orchestra si guardano. E’ l’attimo voluto, sognato, sofferto, scavato nell’anima. Il pallone varca la linea. L’urlo giunge dalla pancia, sconfina nelle pianure, sale le montagne, ritorna allo Zecchini come l’onda di marea, si infrange sui gradoni, bagna i bambini con le bandiere, schizza quelli in braccio, culla quelli in carrozzina, fa piangere gli altri. Vince il Grifone trasportato dalla zattera del comunale, che ha ritrovato il suo popolo.
ALCUNE FOTO DEI GIOVANI DELLE SCUOLE CALCIO OSPITI ALLO ZECCHINI