Siamo ultimi, e anche senza penalizzazione lo saremmo ugualmente.
Molto probabilmente in questo momento la classifica è anche veritiera, perché la nostra squadra è sicuramente la meno combattiva di tutto il campionato cadetto.
Ed il punto, Comandante, è proprio questo, l’assenza totale di carattere, grinta e agonismo.
Noi apparteniamo ad una terra strappata alla palude e alla malaria.
Una terra difficile da domare, una terra che si è concessa solo in cambio di sudore e sacrifici.
La gente che la vive, per forza di cose, le assomiglia anche un po’.
Questo popolo, anche se impigrito dal consumismo, ha comunque mantenuto nei geni le caratteristiche della terra con cui si mescola da secoli.
Il 2012, con i suoi avvenimenti funesti ha confermato, se ancora ve ne fosse stato bisogno, che la gente di Maremma è tenace, ostinata e caparbia.
Poco avvezza al pianto e alla richiesta di aiuto, gente che nella difficoltà i Santi, invece di invocarli, se li fa nemici.
Lei Comandante è fatto della stessa pasta, è maremmano ad honorem e d’adozione.
Lo ha dimostrato nuovamente, anche lei, durante questo 2012 amaro.
2012 che credeva di coglierla indebolito nelle membra e impreparato alla battaglia e che invece, durante una lunga e afosa estate, si è dovuto ricredere.
L’unico a stravolgere completamente la richiesta iniziale del Procuratore Palazzi.
“L’unico”, come spesso le capita.
Questa terra e la sua gente hanno imparato ad amarla.
Il suo legame, con tutto ciò che è Maremma, è solido come le radici di un cerro.
Lei è il nostro Comandante, più per “affinità elettive” che per carica ricoperta e portafoglio.
Rappresenta questa terra ed i suoi colori, perché ne possiede e ne conserva i caratteri distintivi ed essenziali.
Lei è uno di noi, uno del villaggio di Asterix.
Il solo che possiede quel carisma contagioso che può ancora cambiare le cose, l’unico che può far riacquisire onore e dignità al nostro esercito.
Non ci interessa cambiare l’esito della battaglia, ma l’approccio.
Perché nella vita si può anche perdere, ma l’onore mai, quello neanche se la porta fosse la saracinesca di un garage.
Sempre al suo fianco, anche se dovesse essere l’ultima battaglia.
“L’unico” in cui credere, “l’unico” per cui vale la pena.