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Vedo l’uscita “Grosseto Sud”.
Ogni volta resto senza parole.Arrivo al rondò, lo attraverso e cerco parcheggio nei pressi dello stadio.
La ferrovia e i sottopassi.
Mi sento a casa.
M’incammino verso lo stadio, nel viale che porta all’ingresso della gradinata c’è già qualche tifoso avversario che sta parcheggiando.
Anche loro hanno fatto un viaggio.
Hanno preferito qualche centinaio di chilometri a qualche decina di pollici.
Questa cosa me li fa sentire vicini, il mio sguardo è privo di ostilità.
Via Vetulonia con i sui alberi.
Vedo da lontano l’ingresso della Nord.
Non c’è tanta gente, il clima è rilassato, Grosseto è questa e io la amo.
Il Riksciò, con l’insegna e la tenda biancorosse.
All’interno una parete con dipinto un Grifone altero che un giorno mi marcherò a pelle.
C’è un po’ di gente davanti all’entrata.
Facce conosciute.
Amici, di quelli buoni.
Tutti marcantoni, o quasi.
Tutti un po’ sovrappeso, o quasi.
Maremmani.
Li amo.
Ci sono le nostre ragazze, ben rappresentate.
Toste, belle, come la nostra terra.
Indomabili, come i purosangue.
Maremmane.
Le amo e basta.
Strette di mano vigorose, pacche sincere, abbracci e qualche bacio.
Un groviglio di anime.
Si scambiano chiacchiere, qualcuno bestemmia, l’annata è amara.
Altri ridono per una battuta, di quelle nostre, irriverenti e guascone.
Come si fa ad arrivare allo stadio 5 minuti prima dell’inizio?
Dell’inizio di cosa?
Qui è già tutto iniziato da almeno un paio d’ore.
Quello che succederà dopo è ininfluente.
Perché guardandomi intorno e incrociando i loro sguardi, già so che, vada come vada, gli renderemo la vita dura.
E io?
Io ho già vinto.

T&GO

Roberto Bongini