Il ragazzo è lì sdraiato sul letto ortopedico di ultima generazione tra le ruvide lenzuola di un Ospedale, il dolore tenta l’ennesimo assalto ai bastioni eretti dalla morfina, a volte riesce altre no, è un infinito tira e molla che durerà tutta la notte, intervallando un sonno agitato a lucidi pensieri.
Bastava solo un maledetto attimo, un solo secondo di ritardo o di anticipo sull’impatto e adesso non sarebbe lì a immaginarsi un futuro diverso e inaspettato. Non c’è solo il dolore, c’è la paura di non ritornare ad essere quello di prima, lo sconforto per i lunghi mesi di duro lavoro senza un pallone che lo aspettano, il rimpianto di ogni scelta presa che lo ha portato a quell’appuntamento.
L’avversario ha chiesto scusa, non voleva, è stata un’entrata di gioco come altre nella foga della partita: cazzate! Come quelle raccontate da chi ha bruciato un semaforo o tentato il sorpasso ad un’altra macchina un attimo prima di un’altra curva. Nessuno gioca per far male ma tutti sanno come si gioca per non farne.
Il ragazzo non ha visto l’incrocio dei due allenatori in sala stampa; entrambi uomini di calcio con alterne fortune, non ha sentito Di Napoli, con tono basso difendere il suo calciatore, professandone la sua storica correttezza ma così poco coincidente con il physique du role da guappo. Non ha neanche sentito rispondere il suo nuovo Mister: “Questo è il calcio” a chiudere una discussione che nel loro mondo non avrebbe alcun senso. Sanno perfettamente come sono andate le cose ma sanno anche che nella prossima partita i ruoli potrebbero invertirsi. Come duemila anni fa, lo stadio è un’arena non ci sono più i leoni, non ci sono più i combattimenti all’ultimo sangue, ma gli istinti primari su quali lo spettacolo cerca di fare leva, sono sempre quelli.
E’ l’alba, forse il ragazzo ha trascorso una delle notti peggiori della sua giovane vita, o forse la morfina alla fine ha respinto tutti i nemici, sprofondandolo in un sonno senza sogni. Sardegna e Maremma, due terre tanto belle quanto dure e selvagge per sperare di trascorrere una vita tranquilla, e allora forza Alessandro, io ti lascio il mio gioco di parole con il tuo nome: Ma-Sia, perché quello che ti è accaduto SIA la parte necessariamente dolorosa di un disegno che Dio ha creato apposta per te, perché quello che oggi è la tua disperazione, SIA una trave a sorreggere la meravigliosa vita che costruirai.
Quintavalla é un killer..Di Napoli un uomo soltanto all’anagrafe!