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Perché poi nella vita ci sono diverse cose che mi fanno arrabbiare ma, di queste, soltanto alcune mi fanno proprio incazzare.
Incazzare di brutto.
A me, quelle due aperture a compasso di Lugo Martínez, non mi sono andate giù.
Una la fotocopia dell’altra.
Due gesti identici in tutto.
Nella loro insopportabile superficialità, nella loro intollerabile morbidezza, in quel timore tipico di chi merita di accomodarsi in panchina a meditare.
Sono troppo severo?
Forse si.
Ma, per come intendo io questo meraviglioso sport, in certi momenti della partita un giocatore deve avere spietatezza e ferocia sportiva.
Mi viene in mente un calciatore che era dotato di una tecnica inferiore a Burzigotti ma, nonostante questo, è riuscito a raggiungere i vertici del calcio mondiale solo ed esclusivamente grazie alla sua costante, risoluta determinazione.
Il suo nome è Pippo Inzaghi.
Ecco, uno come lui mai si sarebbe sognato, da quella posizione, di aprire per ben due volte il piedino a compasso, ma avrebbe sfoderato un tiraccio sporco, magari di tibia, ottenendone il massimo risultato, il gol.
Quello che per lui era droga, l’unica forma di doping a cui attingeva.
Perché in questo sport contano più le palle che hai sotto i pantaloncini che i palleggi che riesci a fare con la punta del naso.
Quando ho voglia di vedere le foche vado al circo, non allo stadio.
Infine un commento sui due calci d’angolo, anch’essi uno la fotocopia dell’altro, su cui abbiamo preso i gol a fine partita.
Ho avuto come l’impressione che tutti, a partire da chi era in campo, passando per la tribuna e finendo a chi era davanti a Sportube, sapeva quello che sarebbe successo da lì a un attimo dopo.
Quei due palloni li abbiamo spinti un po’ anche noi dentro la nostra rete.
Una specie di macabro presentimento collettivo.
Un qualcosa di cui tutti siamo responsabili.

… perché in ognuno di noi c’è un piccolo Lugo…

T&GO

Roberto Bongini