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La partita è finita ormai da più di un quarto d’ora. Lo stadio si è svuotato, il tabellone elettronico è nero e muto, le bandiere sono di nuovo arrotolate e pochi fedelissimi sono ancora sotto la Nord ad ammainare gli striscioni.

Il silenzio si riappropria dello “Zecchini” più popolare mentre nella sua pancia, tra le mura riservate della Sala Stampa, brulicano voci e si spendono commenti.

Scendo le scale della tribuna e le lancio un’occhiata severa. Nonostante tutto lei è sempre li, sfacciata e arrogante, con la sua rete immacolata a farle da strascico. Un pezzucolo di metallo bianco, fino fino e lungo poco più di sette metri, che se ne sta beato a mezz’aria come se niente fosse, poco sotto gli spalti della Curva Sud. “Vergogna!” penso dentro di me ”Respingere così, a pochi minuti dalla fine, l’incolpevole pallone che avrebbe regalato i 3 punti al mio nuovo Grifone, nel giorno tanto atteso del suo esordio casalingo! Vergogna! Opporsi con tanta crudeltà al sogno di una vittoria in rimonta, di quelle con il coltello tra i denti che qui da noi non si vedono più da anni, soffocando nella pancia il grido di esultanza dei nostri tifosi. Tutto senza nemmeno provare ad alzarti di qualche centimetro”.

Non so proprio con che occhi, da qui in avanti, riuscirò a guardarti di nuovo. Non so davvero quali pensieri, a partire da oggi, saranno legati alla tua impassibile ed ingombrante presenza.

Forse però saranno quelli di uno stadio tirato a lucido con le pareti che odorano ancora di una fresca pittura bianca e rossa; di una Curva Nord rimpinguata e compatta che canta a squarciagola per 90 minuti; di una squadra che diverte e costruisce, lottando su ogni pallone con il piede e con il cuore. O, ancora, i ricordi della Tribuna stracolma, di un Presidente che ritorna sorridendo al suo posto dopo aver stampato, consegnato e regalato un centinaio di biglietti a chi era rimasto fuori. Forse mi tornerà a mente l’espressione soddisfatta di Paolo, la voce dello Zecchini, che dopo tanti anni di professionalità e passione si meritava di urlare al gol con un microfono e un impianto nuovo. Sicuramente, guardandoti, non dimenticherò le corse e i volti felici dei ragazzi delle giovanili che hanno trovato il loro giusto palcoscenico e l’attenzione che meritavano di fronte alla loro città. E come potrò non ripensare al gesto di devolvere lo spazio più importante sulla nostra maglia ad un’associazione che si occupa di prendersi cura dei bambini meno fortunati? Come farò a non ricordare la mia gente che applaude in piedi una squadra di Serie D che ha avuto il merito di venire nel continente a giocarsi la propria partita con dignità e sportività, accompagnata dal suo piccolo gruppo di tifosi con esposto lo striscione “…in ogni categoria, oltre il risultato…”. Come potrò non ripensare all’entusiasmo, la speranza e la voglia di riscatto che ho respirato nuovamente nel nostro stadio, al desiderio che ho percepito nella mia gente di gridare ancora una volta con orgoglio il nome della nostra città?

Grazie a te ripenserò a tutto questo piuttosto che a una vittoria. Con la tua beffarda presenza mi hai ricordato che il calcio che amo è proprio questo, quello della gente, dei bambini, della solidarietà, del senso di appartenenza alla propria terra, quello dove non conta solo il risultato ma soprattutto l’esserci stati e l’averci provato.

Per oggi tieniti pure quei punti che mancano all’appello ma da ora in avanti vedi di comportarti bene perché a fine stagione possa guardarti ancora e col sorriso sulle labbra pensare di te “benedetta traversa!”.

Giacomo Spinsanti