Un pomeriggio voluto, confezionato e regalato ai posteri. Lo Zecchini dimostra se stesso, sceglie la strada migliore per staccare la spina con il passato, vuole essere semplicemente la casa dell’uccellaccio. Curva nord spettacolare per suoni, anima e petto in fuori, tribuna matura negli atteggiamenti, nei commenti. Ci sono Vincenzo e Luciano Camilli, rispettivamente presidente e vice dei gialli, c’è Luciano Cafaro. Pezzi importanti di un passato finalmente sobrio, calmo come il mare in assenza di vento. Visi conosciuti, piacevolmente rivisti, mani strette con vigore, occhiate leggermente umide. Insomma emozioni. C’è Max Pincione fresco di trasvolata, il presente, il futuro. Altre emozioni. Il catino dell’Olimpico raccoglie 2.522 anime compreso il tifo esterno, ci sono le scuole superiori della città, appaiono striscioni per ricordare Arrigo Dolso, altri per cancellare definitivamente 15 anni dove tutto è stato visto e gustato. La sud spara due petardi giganteschi, l’arbitro Ayroldi fischia l’inizio. Il comunale vibra come una corda di violino, la stecca è dietro l’angolo. Babacar incorna il primo angolo, Lanzano è battuto, il Grifone va sotto. In tre minuti, tutto in tre minuti. Le penne del Grifo si arruffano, si annodano, il becco perde forza. I gialli sono aggressivi, fisicamente forti. La nord si sbraccia, canta, spinge. La squadra di Nofri Onofri va vicina al raddoppio, in campo si soffre, in panchina pure. Il Grifone si riorganizza, avanza sotto lo stimolo incessante della sua casa. Sul filo dei due minuti concessi da Ayroldi l’uccellaccio va al quarto tiro dalla bandierina, Daleno devia di testa, Pini compie un capolavoro toccando la sfera, Nappello, sempre di testa, la deposita nel sacco. L’urlo dello Zecchini è nuovo, l’entusiasmo anche. C’è qualcosa di nuovo intorno al Grifone, qualcosa da coltivare gelosamente, spolverare e mettere in primo piano, sotto i riflettori. Occorre guardare questa sensazione, amplificarla. Il popolo ha riscoperto se stesso. Questo valore è incommensurabile andando ben oltre la classifica.
One thought on “Le “urla” e i “silenzi” del Carlo Zecchini”
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Grazie Giancarlo! Ci siamo parlati a fine gara, hai avuto un gesto affettuoso nei miei confronti, sai quanto tenga a questo Grifone che é tornato a volare, audace e sbarazzino, sul manto verde di Carletto…giá, urla e silenzi, e palpiti di questo cuore che non abbandona il bianco-rosso, ovunque spunti, eterna Margherita di una primavera senza fine. Grazie a te, a Giancarlo!,,