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Al San Nicola di Bari sono arrivati in trenta da Cagliari. In palio la serie A. Ad accompagnare l’uccellaccio partono in trenta per raggiungere Sassari. In palio una gara dei biancorossi, l’ultima del campionato, in vista dei playoff già in cassaforte con il secondo posto. Facendo le dovute proporzioni si avverte fortemente il divario. Il popolo del Grifone non è alla ricerca della ribalta, più semplicemente insegue 11 maglie per accarezzarle e spingerle in alto. La febbre del calcio non conosce frontiere, non tiene conto di niente e nessuno, percorre le strade del cuore, strade da altri saccheggiate e ridotte a mulattiere. I trenta partono scrollandosi di dosso ogni tipo di remora passata e futura, anche presente, volano nell’attesa di sventolare, urlare, soffrire, saltare di gioia. Non pretendono nemmeno molto. Bastano una parola chiara, una certezza, un cenno di  consenso. Il resto non serve a niente, almeno non a loro la cui passione vola altissima, al di sopra degli errori, le cadute di stile di altri più in basso, dei discorsi vuoti, delle promesse vuote. In trenta si aggrappano a questa passione non solo calcistica, per loro è un sogno, per altri no, per loro vale stanchezza e sacrifici, per altri è pura follia. Modi di essere, di vivere. I loro sforzi valgono almeno comportamenti più consoni alla maglia, alla città, al territorio intero. Ogni caduta di stile, pur ignorata dai 30, ha il sapore di incompetenza, dispetti da scuola materna. Rispetto non è solo una parola e loro, i trenta, li meritano fino in fondo. Non capirlo in pieno è lacuna grave.

Giancarlo Mallarini