Avverti sapore di libertà, quel gusto sottilmente inquietante, che anticipa qualcosa di vero. Ascolti musiche danzare, canti sottili, si spalancano porte rompendo ragnatele e sollevando polvere, senti calore, percepisci conosciute cantilene, hai voglia di piangere e ridere, contemporaneamente. Quello che ti circonda è diverso, forse lo è davvero. Da qualche parte l’uccellaccio si veste di biancorosso, lega le stringhe degli scarpini, indossa pantaloncini corti, si aggiusta le penne e l’anima. Da qualche parte il popolo avanza rumoroso e sventolante. Lui, il pallone, è ancora immobile, da qualche parte. L’erba risplende al sole, le bandierine agli angoli si muovono pigre, i legni si stirano le reti hanno gli occhi chiusi. Un fischietto è muto, da qualche parte. Lo Zecchini è vuoto e colmo, consapevole della sua storia, del popolo che arriva, profondamente legato a molte vittorie, poche cadute. Quel sapore di libertà è immensamente bello, produce anticorpi per bloccare qualsiasi altro tipo di pensieri cattivi, addolcisce amarezze mensili, trasforma il domani in qualcosa di rosa. Questo è il calcio a poche ore dal confronto con l’Olbia, il suo potere va ben oltre i prossimi 90’, si proietta sullo sfondo di noi stessi nelle nostre anime. L’uccellaccio siamo noi.