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Come a scuola per il compito d’italiano. Davanti al foglio bianco i pensieri e le parole, cadono sul pavimento rotolando lontano. Scrivere sull’uccellaccio chiedo scusa se qualcuno si offende ma sono più di 7 anni che lo chiamo amorevolmente con questo appellativo e chi, adesso, crede sia una offesa è in perfetta, inutile e volgare malafede dopo la sconfitta ai playoff non è facile. Due le strade: sparare a zero o salvare la stagione. Scegliamo la seconda sapendo benissimo di essere catalogati come ruffiani e aspiranti a un posto accanto alla società. Niente di tutto questo. Chi ci conosce sa benissimo chi siamo, cosa vogliamo e dove andiamo. La direzione la indica il cuore, sempre. In nome del quale chi scrive (fatemelo dire di nuovo) nel lontano 1994-95 come segretario del Grifone vinse uno strepitoso campionato per poi rovinare (personalmente) nel fango. Ma il cuore non si è mai fermato. Non domandandoci neppure se ci sarà un futuro, ripartiamo da questo campionato. Un secondo posto, una semifinale playoff simile ad un mostro con un solo occhio, momenti belli, periodi brutti, botta e risposta con la dirigenza, tensioni, strette di mano, silenzi, parole pesanti. All’interno di questo lago ci sono i presupposti per costruire la nuova avventura. Non importa se in Lega Pro o in D, la casa deve essere robusta e valida a prescindere. Pincione ha in testa gli elementi necessari per dividere il buono dal cattivo del passato, analizzare uomini e situazioni, rivedere, aggiustare il mondo dell’uccellaccio. E’ assolutamente in grado di procedere tamponando le crepe con l’ambiente che lo circonda, intuire gli errori e le ingenuità disseminate lungo la strada. Un anno è lungo ma è un granello di sabbia se confrontato con il domani. C’è un tempo per polemizzare, c’è il momento di risaldare gli animi. Ecco quel momento è adesso.

Giancarlo Mallarini