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Un mese esatto dalla prima partita ufficiale dell’Us Grosseto 1912. Era il 3 settembre quando il “nuovo” Grifone scendeva in campo a La Magona d’Italia per disputare la partita di andata di Coppa Italia d’Eccellenza. Ricordo benissimo quel giorno, così come ricordo benissimo le facce dei tanti tifosi presenti sugli spalti. Erano mesi che non vedevamo la nostra maglia biancorossa lottare su un campo di calcio. L’emozione, la gioia e la soddisfazione si leggevano chiari sui volti di tutta la gente. Il Grifone aveva nuovamente spiccato il volo e poco importava se per poterlo fare si era dovuto accettare di ripartire dall’Eccellenza. Quando c’è passione, quella vera, non c’è categoria. Il Grosseto è uno ed uno soltanto, che si giochi a Marassi o che scenda in campo in qualsiasi altro impianto di paese. Quale miglior modo poi di ripartire se non con uno come Simone a capo della presidenza e uno come Gigi seduto sulla panchina? Nessun tifoso nel suo immaginario sarebbe stato in grado di poter disegnare una rinascita migliore. I primi giorni sono scivolati via tra continui baci e abbracci tra società, squadra, tifoseria e addetti ai lavori. Il picco glicemico però è stato raggiunto velocemente e già da un paio di settimane c’è chi ha preferito mettersi “a dieta”. Il primo a finire nel mirino è stato Consonni e il suo metodo di gioco, ritenuto poco efficace in un campionato come quello di Eccellenza. Pochi tiri in porta, nessun gol su azione e poca concretezza dalla trequarti in sù. Poco importa se il Mister ha dovuto fare a meno per un po’ di Boccardi e Coli e poco importa se ad oggi non ha ancora potuto schierare i due migliori acquisti della società, ovvero Hysa e Invernizzi. Chi segue il calcio sa benissimo che quando le cose non girano come dovrebbero il primo a farne le spese è proprio l’allenatore, però è anche vero che chi segue il calcio sa altrettanto bene che per poter dare dei giudizi attendibili si deve aspettare almeno 10/12 partite, soprattutto quando una squadra è composta perlopiù da elementi nuovi che non hanno mai giocato insieme, così come l’intero staff tecnico. Il Grosseto al momento ne ha disputate 7, comprese le 3 di coppa. Troppo poco per emettere sentenze definitive. La squadra è in difficoltà, questo è indiscutibile, ma chi scrive ritiene che il problema sia più mentale che tecnico e che serva solo quel po’ di fiducia e di consapevolezza che solo le vittorie sul campo possono darti. Cosa fare allora? Niente, in questo momento l’unica cosa che possiamo fare, per aiutare società e squadra, è aspettare e rimandare “la dieta” per almeno una altro mese. Abbia quindi pazienza tutta quella gente dal palato fino, quelli abituati a criticare i vari Bellé perché “non si muove”, Pinilla perché “se era buono non lo prendevamo noi“, Immobile perché “è uno che non vede mai la porta”, Donati perché “è uno che in queste categorie non ci può giocare”, Allegri perché “fa giocare Mengoni terzino sinistro”, Pioli perché “chi lo ha mai sentito prima” e Sarri perché “questo allenava la Sangiovannese“. Grosseto si sta dimostrando piazza difficile con pretese che vanno ben oltre le possibilità della città. In questa settimana abbiamo assistito alla caduta di una società importante come il Modena, una squadra che ha calcato anche i campi della serie A, una città con una grande tradizione calcistica che adesso rischia di sparire dal panorama calcistico. Noi abbiamo avuto la fortuna di riuscire subito a ripartire grazie alla famiglia Ceri. E allora aggrappiamoci forte all’unica grande certezza che abbiamo e aiutiamola in questo difficile percorso allontanando le inutili e precoci polemiche che stanno veleggiando sopra al Carlo Zecchini.

Manuel Pifferi è un geometra di professione con una profonda passione per i colori biancorossi. È colui che ha ideato e realizzato il portale Biancorossi.it, oggi testata giornalistica registrata, divenuta nel tempo un punto di riferimento per i tifosi biancorossi. Iscritto all’Albo dell’Ordine dei Giornalisti come pubblicista dal 2013, ricopre anche ruolo di Direttore Responsabile.

5 thoughts on “Tra grandi certezze ed inutili polemiche

  1. Concordo in pieno, c’è gente che parla di “dominare” il campionato, fare 90 punti, perché siamo stati in serie B, perché siamo 80.000 abitanti, perché abbiamo lo stadio grande, perché ci si allena alle15.00 etc.etc. perché siamo in un campionato scadente. Ricordo a tutti che il campionato di eccellenza il Grosseto NON LO HA MAI VINTO nella sua storia, è sempre tornato in serie D tramite spareggi, play off e ripescaggi.
    Questo per far capire che vincere un campionato non è mai facile e gli avversari non si scansano perché ti chiami Grosseto, anzi tutto faranno la partita della vita, come quando la Juve era in B oppure la Fiorentina in c2.
    È chiaro che tutta la Piazza di aspetta la vittoria di questo campionato, ma non è una cosa così scontata. Giustamente Manuel parlava della caduta del Modena, io aggiungo Treviso ed Ancona, che è ripartita addirittura dalla 1′ categoria
    COMCLUSIONE: io capisco la pressione e la aspettativa della Piazza, ma non esageriamo, perché “il pane dell’eccellenza” è duro da mordere”

  2. Tutto vero e tutto giusto, ma io resto dell’opinione che il Grifone in Eccellenza sia una “bestemmia” calcistica ed una fonte di frustrazione per i tifosi: trovo conseguentemente agghiacciante la sola ipotesi di non uscirne al più presto. Per questo l’andazzo di questo primo mese mi rende inquieto e decisamente preoccupato. Ciò naturalmente rappresenta soltanto un personalissimo punto di vista e non…un’inutile polemica.

    1. Sesto, dubito che ci sia un solo tifoso che desideri rimanere in Eccellenza. Purtroppo però i campionati non si vincono sulla carta, non basta la volontà, non bastano i nomi, ma ci vuole ben altro per riuscire ad arrivare davanti a tutti gli altri. Sono tante le componenti necessarie, tutti devono recitare la propria parte. Se si continua con questo andazzo del “dobbiamo vincere a tutti i costi” andremo poco lontano. Le pressioni in certe categorie servono solo a fare danni, a distruggere l’ambiente, a creare dissapori. C’è da soffrire e dobbiamo farlo tutti insieme. Se qualcuno pensava che sarebbe stata una passeggiata vuol dire che non c’ha capito molto. Ridimensioniamoci tutti quanti, cerchiamo di essere più umili e togliamoci dalla testa gli anni di professionismo con Camilli, siamo in Eccellenza. Svestiamoci dei panni da sera e mettiamoci la tuta da lavoro.

      1. Una cosa è certa…se lo vinciamo lo faremo con la tuta da operai e non con frak….lo faremo con la rabbia e l’umiltà dei poveri e non con la spocchia e la presunzione.

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