Mancano poco meno di dieci minuti.
Il Grosseto, con un uomo in meno, sta strappando una vittoria di cuore e grinta dopo essere stato in svantaggio per oltre ottanta minuti.
Esaurita l’esultanza del Grifone, il San Miniato deve battere dal dischetto del centrocampo.
Si posizionano in maniera anomala.
Uno sul dischetto e sette giocatori, tutti pronti a correre, sulla sinistra.
Si intuisce subito che proveranno a scattare, subito dopo il fischio dell’arbitro, verso l’area di rigore per ricevere una palla lunga.
Dentro di me ripeto il mantra.
Dobbiamo tenere l’urto.
Dobbiamo tenere l’urto.
Dobbiamo tenere l’urto.
L’arbitro fischia la ripresa del gioco.
A centrocampo toccano una palla corta indietro per un loro giocatore che dovrà occuparsi del lancio lungo.
Il mucchio di sinistra scatta veloce verso il limite della nostra area.
Vegnaduzzo si avventa sul pallone e prende palla con tutto quello che è nei dintorni di essa.
Un intervento ai limiti del regolamento ma pieno di significato.
Monito per gli avversari e carica per noi.
Questa visione mi rasserena.
Saranno minuti eterni da trascorrere ma ho fiducia.
Oggi è il giorno in cui non faremo sconti.
Oggi non ce n’è per nessuno.
Triplice fischio e giù il cappello per questa squadra che più passano i giorni e più sta diventando umile come questa categoria pretende.
Tre punti strappati con il sudore, il sacrificio, l’onore e la cattiveria.
Forse proprio per queste caratteristiche la prima vittoria che assomiglia veramente a Simone.
E quando parlo di cattiveria non alludo a quella agonistica ma a quella che va oltre.
Oltre al buonismo e alla tanto sbandierata sportività decoubertiniana.
Io di quella non so più che farmene.
Io gioco in una maledetta Eccellenza, fatta di campi al limite del praticabile, fatta di reti di recinzione a cui stare aggrappato per novanta minuti, fatta di entrate a gamba tesa che sconfinano sul penale.
Io devo solo vincere e uscire da questo pantano di sabbie mobili il più presto possibile.
Costi quel che costi.
Senza voltarsi indietro per vedere se l’avversario s’è fatto male e senza tante strette di mano.
Non sono ammessi cuori teneri.
Stig Tøfting lo aveva tatuato sulla pelle e non solo.
“No regrets”.
Nessun rimpianto.
T&GO
“Non sono ammessi cuori teneri” vero, verissimo, uscire dal pantano ad ogni costo, credo che l’atteggiamento sia via via, sempre più coerente con la necessità.
Complimenti alla squadra, questa è una vittoria che vale oro, ribaltare lo 0-1 in trasferta, con l’uomo in meno non età facile, bravi veramente bravi, continuare così, cattivi di tutti i palloni!
Non c’è dubbio che vincere in rimonta, in trasferta e in inferiorità numerica è segno evidente di personalità e determinazione, qualità fondamentali per riemergere da questa specie di buco nero chiamato Eccellenza. Ancora è presto per esserne certi, ma le tre vittorie conseguite (di cui due fuori casa) e il distacco dalla vetta ridotto a tre punti, forse inducono a pensare che si stia virando nella direzione giusta. Non nascondo che ancora nutro delle perplessità riguardo al gioco, che non mi convince del tutto essendo caratterizzato da molte incertezze e ingenuità, ma poi mi dico che bisogna rapportare tutto alla categoria. Sia come sia, adesso la parola d’ordine è CONTINUITÀ…e avanti tutta !