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Quando il pallone di Invernizzi si è andato a infrangere sul palo mi sono sentito sprofondare.
Ho maledetto quel legno con tutta la convinzione che avevo in corpo.
Il San Gimignano vinceva e sette punti di distacco sarebbero stati razionalmente troppi da recuperare.
Era tutto finito, stavolta davvero.
Poi Berretti, ieri encomiabile, è sceso sulla fascia sinistra.
Invece di crossare subito ha puntato l’uomo, con quel pizzico di egoismo che solo chi è consapevole dei propri mezzi si può permettere di avere, saltandolo di netto e subendo un fallo evidente.
Rosso per il difensore avversario (penso si trattasse di Pieroni, numero 2, a cui tra l’altro faccio i complimenti per come ha giocato).
Berretti si aggiusta il pallone con meticolosità.
Questo mi fa pensare che molto probabilmente non la toccherà a Dell’Innocenti, meglio posizionato di lui, ma sceglierà di provare il tiro diretto.
Ho il tempo di osservare meglio.
Forse ha ragione, in barriera ci sono solo due giocatori.
Probabilmente lo spazio c’è.
La ricorsa è veloce.
L’approccio al pallone è da scuola calcio.
Il piede sinistro, quello d’appoggio, perfettamente di lato alla sfera.
Il corpo bene inclinato sempre sulla sinistra.
Tutto stilisticamente impeccabile.
Poi la ciliegina sulla torta.
Berretti lascia andare la gamba destra con potenza, in tutta la sua ampiezza, e frusta il pallone dandogli il giro perfetto.
Ma, mentre sto per gridare di tutto, il palo di prima mi strozza nuovamente l’urlo in gola.
Una frazione di secondo e mi ritrovo all’inferno.
La palla, subito dopo, carambola sul corpo del portiere e…
Una frazione di secondo e mi ritrovo in paradiso.
Urlo!!!
Urlo!!!
Urlo!!!
E mentre lo faccio guardo l’esultanza di Berretti e di tutta la squadra.
Non esitano un attimo, tutti, ma proprio tutti, corrono solo in una direzione: sotto la rete dove si trovano i nostri pochi ma straordinari tifosi.
Si arrampicano, si abbracciano, urlano…è una gioia incontenibile e soprattutto contagiosa.
Ho la gola che mi fa male ma vorrei che succedesse ogni domenica.
Gli ultimi minuti trascorrono senza che la nostra retroguardia corra particolari rischi.
Resto in silenzio.
In rispettoso silenzio.
Oggi non abbiamo vinto una partita ma una battaglia.
Oggi ci siamo dovuti snaturare in un campo che era una palude.
Abbiamo lottato per ogni centimetro.
Abbiamo risposto colpo su colpo credendoci fino alla fine ed oltre.
Poi il triplice fischio.
Sono tutti imbrattati di fango dalla testa ai piedi.
Li osservo mentre, stanchi, si dirigono verso li spogliatoi.
Qualcuno ha ancora un po’ di energia per continuare ad abbracciarsi.
Oggi sono stati guerrieri.
Guerrieri degni di questa maglia.
La prima partita di Eccellenza giocata da Eccellenza.

Resto in silenzio.
In rispettoso silenzio.
Orgoglioso di voi.

T&GO

Roberto Bongini