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Zecchini campo principale e centro gravitazionale di emozioni, adrenalina, speranze, certezze. Si affrontano le attuali regine del girone A. Si azzerano blasoni, si annulla qualsiasi tipo di considerazione, si appiattisce tutto. Resta il terreno di gioco con le sue righe, lunette, bandierine, porte. Conta solo questo, il panorama non concede nessun altro tipo di distrazione o aggancio fuori dalla gara stessa. Non sono contemplate amnesie, debolezze, tanto meno superficialità iniziali. La maglia biancorossa non regala immunità, con è l’argine artificiale che può contrastare l’avversario, rincorrere e dare mordente. Serve altro, serve indossarla con le giuste caratteristiche che arrivano dal profondo, dal sottosuolo, dall’essere l’uccellaccio che conosciamo e desideriamo. Le certezze ci sono, reali, tangibili, frutto del lavoro collettivo guidato da Miano e le sua corte. Sono colonne su cui arrampicarsi e urlare la voce della Maremma calcistica e non solo. Il Grifone ha anche questo impegno sociale da cui non si può esimere. Undici pantaloncini rappresentano questa terra dimenticata da tutti, vista come luogo di vacanza, dichiarata bella, selvaggia, naturalmente insuperabile. Poi il vuoto, il solito, deprimente vuoto a cui siamo abituati da sempre. Affidare al calcio questo messaggio può apparire stonato, fuori luogo. Ma visto che la politica di sempre, di tanti, non ha mai prodotto qualcosa di tangibile per la Maremma, affidiamo il papiro al pallone sapendo perfettamente che vincere una partita significa poco o nulla per Firenze e Roma. Ma vale qualcosa di vibrante per il popolo, una rivincita non solo calcistica, una carica da conservare nell’anima per sopportare il deserto dove vive e tribola. Allora tocca a te Grifone darci l’illusione di non essere ai margini regionali e nazionali. Almeno per 90′.

Giancarlo Mallarini