Un giocatore vero lo riconosci dallo sguardo.
In settimana c’eravamo scambiati un paio di messaggi, di quelli pieni di significato.
È uno di quelli che spinge sempre al massimo anche quando il campo è un marciapiede e la porta la saracinesca di un negozio.
Dentro ha una brace che arde perennemente.
Un giocatore vero lo riconosci dallo sguardo.
È solo attraverso gli occhi che puoi vedere dentro.
Affronta tutto e tutti a testa alta non indietreggiando mai, neanche di un capello.
Quando lo osservo a palla lontana mi accorgo che non si spenge mai, non si estranea mai, ma continua a giocare la sua maledetta partita con tutto quello che ha a disposizione, compresa la bocca, parla col compagno, sfida l’avversario e pressa l’arbitro.
Un giocatore vero lo riconosci dallo sguardo.
Sempre a testa alta tranne quando si ingobbisce in velocità dribblando l’avversario.
Sempre a testa alta per cercare di servire dal fondo, nel miglior modo possibile, il compagno in area.
Girando lo sguardo in continuazione, per 360 gradi, quando il gioco si sviluppa in un’altra zona del campo, in modo da avere sempre una visione completa e precisa della disposizione delle squadre e delle zone di campo da aggredire nella ripartenza.
Un giocatore vero lo riconosci dallo sguardo.
Solo così puoi capire la sua volontà di prevalere sugli altri.
Solo così puoi cogliere la sua determinata devozione alla causa.
Solo osservandogli lo sguardo puoi intuire con certezza la sua disponibilità al sacrificio.
Un giocatore vero lo riconosci dallo sguardo.
Dalla sua ricerca continua di spinte interiori.
Uno di quei giocatori che mette avanti a tutto la ricerca e la conservazione della fiamma che vuole gli bruci dentro.
Uno di quelli che sa perfettamente che la tecnica o la condizione fisica vengono dopo la testa e il cuore.
Uno di quelli che non cerca mai giustificazioni da pavido scolaretto o che si aggrappa a dolorini da subdolo mercenario.
Un giocatore vero lo riconosci dallo sguardo.
Io il tuo l’ho incrociato domenica quando sei venuto sotto la Nord.
Portaci in alto Saverio, portaci dove osano le aquile.
Questo popolo ha bisogno di provare vertigini.
T&GO