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Ho dormito solo quattro ore e sono stravolta. Neppure il tempo di andare a letto che è già sabato, ma non un sabato qualsiasi. È un sabato d’anticipo, un sabato che ha lo stesso sapore della domenica, un sabato che sa di amore e guerra allo stesso tempo, già, se non fosse per il lavoro. Maledetto lavoro che oggi mi terrà lontano da te. Oggi non sarò in campo con la mia macchina fotografica e tra l’incazzata e l’afflitta, come quel titolare che inaspettatamente si trova a partite dalla panchina, alle 5:30, dopo il ripetuto suonare della sveglia, mi alzo e mi preparo per andare a lavoro. Oggi è già domani. Il tempo che passa tra il chiudere e il riaprire gli occhi è pari a quello di uno schioccar di dita. La mattinata si svolge fluida come sempre ma il mio pensiero fisso è sempre lo stesso: alle 14:30 gioca il mio Grifone e io so già che non ce la farò mai ad essere lì per l’inizio della partita. Le lancette girano e il ticchettio assilla la mia mente. Le ore sembrano immense, il tempo dilatato che mi divide dal Grifone sembra infinito. Per la seconda volta quest’anno ho dovuto anteporre il lavoro a te … soffro, stringo i denti e tiro avanti. Arrivano le 15, e come un pilota di F1 sgasso via verso Gavorrano, perché oggi, ad aggravare la mia posizione, c’è pure il problema del campo. L’acceleratore scivola veloce, il tempo stringe, la mia illusione mi dice che i ragazzi hanno bisogno anche di me. Accelero, sorpasso, i limiti oggi per me sono pura utopia. G.T.A. in confronto è roba da ragazzi. Arrivo allo stadio. Simone, con l’esperienza di chi sà come ci si muove in questo ambiente, mi fa strada verso i gradoni. Abbraccio i tifosi ed è subito casa. I miei ragazzi sono sullo 0-0. Soffrono ed io con loro. Per la prima volta mi stringo nell’abbraccio dei tifosi. Quei tifosi che ho sempre visto dal campo, quelli che ho sempre amato per il loro attaccamento ai miei stessi colori. Mi sento subito parte di loro, finalmente, almeno per una volta. I cori si susseguono veloci. A dirigere l’orchestra c’è Riccardo Ciani, a seguire Ciccio Brini e Simone Rapino. I ragazzi segnano. C***o gooooooooooalllll!!!! Un urlo squarcia il Malservisi! Goooooooalllll!!! Gli abbracci di Alessandra, Enza ed Emanuela mi fanno capire che come me anche loro stavano soffrendo per quella palla che non voleva entrare.
E allora giù cori ancora fino all’impazzata! Il Grifone, come solo lui sa fare, non è rimasto indifferente ed ha cominciato a volare sul campo. Altre due reti e poi, finalmente, la rincorsa finale sotto il settore, a salutare i propri tifosi. Gli occhi della tigre di capitan Ciolli ancora squarciano il cielo, i marcatori, più assatanati che mai, rombano come un 747 e insieme a loro, anche chi non ha giocato, si unisce a quell‘urlo di gioia. Sono felice. Rido, piango, mi abbraccio insieme ai tifosi, insieme alla mia gente e finalmente capisco che sono tornata a casa. Un sabato, una domenica in famiglia.
Vorrei che fosse sempre domenica.
Vorrei che fosse sempre con te.

Noemy Lettieri

One thought on “Vorrei che fosse sempre domenica

  1. anch’io vorrei che fosse sempre domenica, specialmente quando vinciamo gli anticipi del sabato, comunque ottima risposta della squadra dopo la sconfitta di Fucecchio, ora dobbiamo continuare concentrati, partita per partita, facendo la corsa solo su noi stessi, perché il campionato è una corsa a tappe, l’importante è avere consapevolezza della nostra forza, perché il campionato non lo avevamo vinto prima di Fucecchio e non lo avevamo perso dopo, ieri abbiamo messo un altro mattone nel muro.

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