Musacci sistema il pallone con cura e con gli occhi fissi nello sguardo di Narciso arrretra di qualche passo, l’arbitro fischia e il pallone disegna una traiettoria melliflua gonfiando la rete biancorossa.
Il Giornalista di Empoli, seduto davanti a me, esulta, anzi più che un’esultanza è uno sfogo rabbioso, come se con quel gol si concretizzassero le rivincite di una vita. D’altronde per tutto il primo tempo aveva apostrofato la competenza calcistica di Aglietti con la stessa rabbiosa foga dell’esultanza.
Il Culicchi “etico” giornalista non fa una piega, al Leonardo “tifoso” gli girano ad elica.
Non ho il tempo di scegliere quale delle mie due anime assecondare, quando la parte di stadio, dove la tribuna nord confina con la stampa, si trasforma nel Colosseo. Io e l’empolese siamo i gladiatori e a un metro, oltre una balaustra che ha tutte le utilità meno quella di garantire sicurezza, il popolo romano si leva inferocito per l’esultanza ritenuta insolente.
L’arbitro fischia e la palla è di nuovo in gioco, il popolo si acquieta e i gladiatori abbassano le daghe, ma poi Forestieri ci mette del suo con un’altra punizione che toglie il respiro allo stadio; il gladiatore empolese, impavido del territorio a lui ostile, impreca ruggendo. Il popolo lo sente, anzi non aspettava altro che da quella bocca straniera uscisse un solo suono e uno tsunami di tifosi urlanti ritorna con rabbia alla balaustra.
Guardo il collega, eticamente mi dispiace, l’esultanza e l’emozioni sono un diritto assoluto, sto per metterci una buona parola quando questo alza il dito indice, lo porta verso le labbra, e con gesto perentorio intima al popolo il silenzio. Ecco lo sapevo è un bischero e adesso glielo dico pure ma in una frazione di secondo, forse meno, qualcosa di trasparente come le ali di una libellula, mi passa davanti agli occhi e con un volo a parabola un grumo di saliva si spalma sul video del mio PC.
Stacco l’alimentazione prendo il portatile e come se fosse una daga, mi avvento rabbioso sul popolo urlante, oltre la balaustra, oltre le decine di mani che si prodigano minacciose verso il giornalista empolese. Lo vedo! Sono certo che chi ha sputato sul mio computer sia proprio lui, leggo la sua aria sorpresa di chi sa di essere stato scoperto e nello stesso tempo l’espressione furbetta di chi sa di farla franca. Mentre il popolo si accalca e con pollice verso chiede la fine del gladiatore, il lama indietreggia fino a scomparire tra le poltroncine della tribuna nord.
Arrivano gli Stewart e tutto ritorna alla sua normalità, il Senatore Pifferi e il Console Bigozzi scendono nell’arena porgendomi un kleneex e mentre Il giornalista si gode la protezione a me non rimane che pulire il mio video profanato.
Novantecinquesimoeventiresecondinetti: Tano mi rende giustizia, il popolo esulta e lo Zecchini/Colosseo diventa un tripudio di gioia; il gladiatore empolese, schiacciato dal mio calzare, rimane esamine sulla sabbia dell’arena. Io sorrido sprezzante, con il computer offeso in una mano e l’altra levata verso il popolo, alzo il pollice e sancisco in un boato la grazia per il collega sconfitto.
Il lama no, non l’ho perdonato, e da qui alla fine del campionato non avrò pace se non passerà almeno un minuto in mezzo ai leoni.