Nando è un gran bel centravanti per la categoria e continua la buonissima “tradizione” che negli ultimi anni ha caratterizzato il Grosseto.
Ogni squadra ha una specie di tradizione, mi vengono in mente Fiorentina e Roma con i numeri 10, oppure il Milan con il 9.
Il Grifone, negli ultimi anni, là davanti ha sempre avuto ottimi giocatori.
Mi vengono in mente Sansovini, Lazzari e Danilevicius senza neanche scomodare l’extraterrestre.
Adesso abbiamo Nando che secondo me, al netto dei palloni giocabili che gli arrivano durante i novanta minuti, ha una media gol di tutto rispetto.
Come tutti i centravanti di razza soffre molto il digiuno con il gol e ancor di più il non essere considerato dall’ambiente circostante.
E’ una prima donna e come tutte le prime donne vuole attenzione, cura e soprattutto fiducia.
Ricorda un po’ i centravanti inglesi all’antica, grandi lottatori dai fisici possenti.
Giocatori che necessitano del contatto fisico col diretto avversario per fare perno e trovare lo spazio.
Giocatori che fanno a sportellate anche dentro il tunnel degli spogliatoi.
Centravanti molto pericoloso nel gioco aereo un po’ meno in quello palla a terra, dove però anno dopo anno va migliorando in seguito alla costante applicazione durante gli allenamenti.
Grande volontà quella di Nando, quella stessa volontà che lo ha aiutato a sopperire alla totale mancanza di “raccomandazioni”.
Ma come scrivevo ad inizio articolo, la sua storia è nella sua esultanza, quell’esultanza schietta e sincera, senza veli e falsità, qualità che gli sono costate fin qui, con ogni probabilità, l’accesso e la permanenza nei grandi palcoscenici del calcio che conta.
Uno dei pochi attaccanti di razza, senza tanti fronzoli, orecchini e ciuffetti strani.
Uno dei pochi attaccanti che ha giocato per molto tempo con una barba da bracconiere.
Uno dei pochi attaccanti che al gol invece di ballare la frociata del momento ha deciso di tagliare le gole.
Uno che a Modena, a proposito di questo, ha tagliato la gola ad una curva intera, sempre per “colpa” della sua coerente coerenza.
Nando, il nostro centravanti, nel bene e nel male, uno dei pochi che varrà la pena ricordare.
Uno di quegli attaccanti che a fine partita spesso ne ha date di più di quante ne ha prese.
Uno che utilizza sempre tinte forti, perché ha capito che solo così vale la pena vivere.
Quando lo guardo giocare mi ricorda il nero, il colore nero, quel colore deciso che non si presta a tante interpretazioni.
Se fosse un personaggio di un romanzo di Agatha Christie sarebbe il colpevole, per la felicità del maggiordomo.
Nando, forse l’unico centravanti “NOIR” al mondo.