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Lo sciupano, lo imbrigliano, lo sellano.
Vivo di sensazioni e il pallone non fa eccezione.
Ho l’impressione di essere di fronte ad una squadra capace di uscire dalla zona retrocessione agevolmente.
In giro non vedo compagini killer, capaci di chiudere i giochi con largo anticipo.
Possiamo guardare dritto negli occhi chiunque e tutto resterà aperto fino alla fine, con buona pace per i deboli di cuore.
Siamo in grado di far male a chiunque e ovunque.
Siamo in grado di andare in cima.
Sono matto?
Lo riconosco, proprio a piombo non sono, ma non avvertite nell’aria un certo “nonsoché” ?
Non leggete niente di singolare in alcuni gesti, in alcuni sguardi, in alcune parole, in alcune suggestive foto di Emanuela?
Attimi, istanti, bagliori.
Il capannello a inizio partita.
Undici uomini, un unico abbraccio.
Olivi, Nuovo Capitano dal sapore antico che sembra essere nato per indossare quella fascia.
Quei tre dietro che gasano a bestia.
“I tre volti della paura”, facce da galera, sguardi da ring, rumore di denti stretti, maglie strappate, brandelli di pelle.
Ogni palla inattiva, la sensazione di poter graffiare, la sensazione di essere scomodi come l’ortica nelle mutande.
Ogni angolo a nostro favore è baruffa nell’aria (cit.).
Il dito indice di Nando che cerca in tribuna la sua altra metà.
Altruismo, maturità e cognizione.
Un palo che in altri momenti sarebbe stato il pareggio, l’inizio del soprasso.
Segno del fato, sapore obliato di buona sorte, fatalità amica.
Poi tre sibili, attesi come un parto, la fine di otto mesi di privazioni che avrebbero meritato un sassofono al posto di un semplice fischietto.
Un abbraccio insolito tra tutti i ragazzi, quasi privo di gioia, ma carico di rabbiosa consapevolezza.
Tutti preoccupati di abbracciare tutti.
Moriero che plagia Maometto andando sotto la montagna.
Tanta roba.
Sarò matto, ma io in giro “vedo” tanta roba.

T&GO

P.S. X TE: a modo mio ho scelto nuovi amici da ascoltare, a modo mio sono tornato indietro, a modo mio ho fatto le scelte giuste.
A modo mio, ti amo.

Roberto Bongini