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Oggi incontriamo un portiere che ha vestito la maglia biancorossa nelle stagioni dal 2008 al 2010 ottenendo 19 presenze tra i pali maremmani: Alessandro Caparco. Un passato nelle giovanili della Juventus, fino ad arrivare nel 2002 ad Ivrea in serie C2, squadra dove resterà per ben 6 stagioni collezionando 128 presenze. Arriva a Grosseto nel 2008 lasciando un buon ricordo tra tifosi e società e rimane fino al 2010, lasciando la città con molto rammarico. Nell’estate del 2010 passa a titolo definitivo alla squadra rumena del Targu Mures, dove ancora milita.

COME TI SEI TROVATO A GROSSETO?
A Grosseto sono stato benissimo, in particolar modo il primo anno quello storico dei play off. Quando mi è arrivata la chiamata sono stato contentissimo, una grande occasione in un campionato nuovo per me, poi l’accoglienza della città è stata stupenda. I tifosi mi volevano subito in campo, forse anche per il ricordo del rigore parato due anni prima a Cipolla. Una città stupenda, gente meravigliosa, ed il ricordo non può che essere fantastico, e devo ammettere che a Grosseto ho lasciato un pezzo di cuore.

DOVE GIOCHI ORA?
Adesso gioco a “FCM TARGU MURES”: una squadra rumena che milita nel campionato di serie A.

COME E’ GIOCARE ALL’ESTERO? RACCONTACI LA TUA ESPERIENZA.
All’inizio è stata durissima, io avevo ancora un anno di contratto a Grosseto, ma il Presidente mi aveva preso di mira per una cosa che mi stupì tantissimo, il sorriso fatto a De Canio dopo la partita Grosseto-Lecce persa per 3 a 0. Appena arrivato non sapevo la lingua, e l’accoglienza nello spogliatoio non è stata fantastica, non erano abituati a giocatori stranieri nonostante eravamo tantissimi in rosa. Ma passati i primi sei mesi durissimi, ho cominciato ad ambientarmi e devo dire che adesso mi trovo veramente bene. Poi giochi con squadre che giocano Uefa League come lo storico Steaua Bucarest o il Cfr Cluj che gioca in Champions League. Questo è il mio terzo anno qui e nonostante ho avuto l’opportunità di tornare in Italia, devo dire che ho preferito restare qui in Transilvania.

PER UN CALCIATORE ITALIANO E’ DIFFICILE RESTARE LONTANO DALLA SUA PATRIA, COSA TI MANCA DI PIU’ DELL’ITALIA?
L’Italia è l’Italia. Ma adesso qui sto bene la gente mi vuole bene, anche se per un patriota come me, mi manca sempre la mia casa. L’estero ti dà la possibilità di affrontare calciatori che militano come detto precedentemente in coppe europee, cosa che in Italia o giochi nelle prime 5 squadre della serie A oppure è molto difficile. Dell’Italia mi manca come si vive lo spogliatoio nel calcio, e il rapporto caloroso che si ha tra i compagni di squadra, poi lo stile di vita qui assomiglia molto a quello italiano.

COSA TI MANCA DI GROSSETO?
Di Grosseto mi manca il calore dei grossetani, la splendida cittadina, e lo spogliatoio del mio primo anno: quell’anno li è stato fantastico in tutti i sensi sia calcistico che di vita. Arrivavo al campo contento di esserci ed orgoglioso di giocare per una città, una maglia, con ambizioni da serie A.

NEL PERIODO IN CUI HAI GIOCATO A GROSSETO, I TIFOSI TI SONO STATI VICINI?
Si i tifosi mi sono sempre stati vicini, ti ripeto io a Grosseto ho lasciato un pezzo di cuore. Poi dopo la partita Grosseto-Parma vinta da noi per 1 a 0, è stato ancora più bello ed emozionante, perché alla mia uscita dal campo il pubblico si è alzato in piedi applaudendomi: quel giorno sono stato al limite delle lacrime. Poi un altro episodio quando lo speaker dopo la gara vinta 4 a 0 contro il Vicenza ha urlato il mio nome ed i tifosi lo hanno accompagnato. Insomma, mi manca Grosseto, ed il rapporto con i tifosi.

HAI QUALCHE RIMPIANTO NELLA TUA CARRIERA?
Veri e proprio rimpianti no. Certi situazioni che potevano cambiarmi la vita si, come il mancato trasferimento al Torino proprio l’ultimo giorno di mercato, oppure il non essermi riuscito a chiarirmi con il Presidente Piero Camilli: quello si ci penso spesso. Ma lui non voleva sentire ragioni, forse era incantato proprio da persone che adesso l’hanno messo nei guai, ovvero i responsabili del calcio scommesse. Io quell’anno mi ero allontanato molto da alcuni giocatori e spesso gli allenatori mi chiedevano ma Ale come mai non aiuti più lo spogliatoio, come mai spesso ti isoli, proprio io che sono sempre stato un uomo spogliatoio, il primo ad esultare per un gol dei compagni anche quando stavo in panchina; lo dimostra il fatto che Freddi o Cordova ad ogni gol venivano da me. Insomma, quell’ultimo anno a Grosseto mi è dispiaciuto tanto non essere stato capito (poi messo fuori rosa a cinque giornate dalla fine quando eravamo terzi in classifica per una stupidaggine). Ma ripeto, credo che quello che è successo con il Lecce sia stata solo la scusa per togliermi dal campo per poter fare le loro sporche combinazioni, tanto che quell’anno non facemmo neanche i play off. Avevano capito che con me non c’era verso, io anche quando gioco nelle partitelle in allenamento voglio vincere, alla play station gioco per vincere. Ma adesso le cose sono uscite fuori e forse anche lo stesso Presidente si è accorto che ha ascoltato le persone sbagliate.

LA COSA PIU’ BELLA DELLA TUA VITA?
Domanda molto difficile. Riguardo al calcio le due vittorie dei campionati con l’Ivrea, la chiamata in B del Grosseto e l’esordio in B con la vittoria sul Parma. Mentre per quanto riguarda la mia vita privata non ti so rispondere ma spero che il calcio e la vita mi possano ancora regalare momenti bellissimi.

UN SOGNO NEL CASSETTO?
Giocare in Champions League.

QUALI SONO SECONDO TE , LE FAVORITE DEL CAMPIONATO DI SERIE B, E COME PUO’ ARRIVARE IL GROSSETO?
Quest’anno non ho la minima idea sulle pretendenti. Per quanto riguarda il Grosseto penso che possa raggiungere una salvezza tranquilla anche se per il Grosseto spererei di più.

UN COMPAGNO DEL GROSSETO CHE ANCORA SENTI A CUI SEI LEGATO PARTICOLARMENTE?
Del primo anno a Grosseto mi sento con parecchi: Vitiello, Innocenti, Abruzzese, Cordova e Freddi. In quell’anno mi trovavo alla grande con tutti e sentivo che tutti mi volevano bene: mi chiamavano il “Fantasmagorico”. Comunque con Cordova vi è tutt’ora una grandissima amicizia.

IL MIGLIOR ALLENATORE CHE HAI MAI AVUTO?
A livello di allenatore dei portieri mi hanno aiutato in molti dal grande Nista, al mitico Zampa ed anche Riommi. A livello di mister ricordo con piacere il grande Osvaldo Jaconi, ma colui che mi diede più continuità a Grosseto fu Sarri.

UN TUO IDOLO CALCISTICO?
Non ho un vero e proprio idolo calcistico, ma ci sono molti portieri che mi piacciono da Peruzzi a Barthez, Lama e Buffon.

UN PASSATO NELLE GIOVANILI DELLA JUVENTUS, COME TI SEI TROVATO E COSA HAI IMPARATO ?
La Juventus mi ha insegnato disciplina e quanto sia importante vedere l’allenamento ed affrontarlo nella stessa maniera con cui affronti una partita. Poi ebbi la fortuna di allenarmi con Peruzzi, Zidane, Vialli, Inzaghi, Davids e tanti altri campioni. Insomma, i ricordi sono tanti e non possono che essere fantastici, vinsi anche uno scudetto nei giovanissimi nazionali.

LA TUA PERMANENZA PIU’ LUNGA CON UNA SQUADRA E’ L’IVREA, DOVE SEI RIMASTO PER BEN SEI STAGIONI. IN QUEL PERIODO AFFRONTASTI ANCHE IL GROSSETO DEL CAMPIONATO 2006-2007 CHE POI FU PROMOSSO. PARASTI UN RIGORE A CIPOLLA. COME RICORDI QUESTA COSA?
Mi ricordo quando mise la palla a terra Bertani, che era un ex e mi disse te lo tira alla tua destra. Io gli risposi che avevo già deciso di andare da quella parte e poi tirò. In quel momento pensai che mi passasse sotto, invece lo toccai con una mano e poi tornai a riprenderlo. Una grande gioia: lo ricordo ancora adesso. Forse è da li che si concretizzò il mio passaggio in biancorosso.

UN SALUTO AI TIFOSI.
Saluto la città di Grosseto con un grande abbraccio, ed un pizzico di malinconia.

Ludovica Virgili