C’è un male oscuro che avvolge l’ambiente unionista e che rende i giocatori fiacchi, poco rabbiosi, risucchiati in una spirale di negatività. Restare sempre all’ultimo posto può incidere sul morale, nessun dubbio, ma ciò che non è ammissibile è l’incapacità di lottare sul campo e l’essere passivi al cospetto di alcune disfatte. Per ora sono tre gli allenatori che si sono avvicendati sulla panchina biancorossa, c’è stato un ritiro, un nuovo direttore sportivo pronto ad entrare in azione. Le carte che Camilli aveva in mano, sono già sul tavolo, ma al momento non stanno cambiando la situazione, il Grifone resta ultimo, a tratti (come nelle gare di Livorno e Varese), verrebbe da aggiungere: con merito. Il Comandante ha mandato a casa Moriero, poi Somma, ha infine spedito la squadra in ritiro. Decisioni che hanno prodotto una manciata di punti, troppo pochi, miserie se confrontate con lo spettro della retrocessione che in questa stagione non ha mai abbandonato il cammino del Grosseto. Evidente che per “raddrizzare la baracca”, in questa stagione, servirà un’impresa che con il trascorrere delle giornate si sta trasformando in un miracolo sportivo. Il Comandante è uomo abituato ad agire in maniera risoluta, a volte giocando d’anticipo, ma si trova in una situazione nuova, in quanto mai come quest’anno, le sue scelte non sortiscono l’effetto sperato e non sono di risoluzione immediata come era accaduto in passato. Nessuno, in fin dei conti, ha la bacchetta magica, anche se dal mercato di gennaio è auspicabile attendere che salti fuori quell’asso rimasto nascosto nella manica. È una delle ultime carte in possesso del Grosseto, per aggrapparsi a quel tesoro rappresentato dalla Serie B, categoria che lentamente sta scivolando via.