Quella tra me e Sesto è sicuramente l’avvenimento sociale più importante dell’anno, secondo solo alle dimissione di Papa Benedetto XVI. Vi svelo anche un retroscena abbastanza succulento, con molta probabilità saremo ospiti di Bruno Vespa in una puntata di Porta a Porta, protagonisti di una sorta di “faccia a faccia” elettorale. Un cinquantino sulla salvezza del Grifone, che il giorno dopo ripaga la mia fiducia incassando uno striminzito punticino e facendo pendere, ancora di più, l’ago della bilancia dalla parte dello scettico tifoso. L’altra scommessa era l’over sulla partita Grosseto – Lanciano finita 2 a 2. Questa però non figura tra i pronostici dell’esorcistica rubrica “Ci puoi scommettere” e neanche tra le bizzarre giocate del mio fine settimana, ma sono voci, anzi, per l’esattezza urla. Urla provenienti da tifosi feriti, disincantati. Tifosi cui è stato rubato un sogno e che andrebbero fatti innamorare un’altra volta di questo sport, un po’ come quando ci dobbiamo far perdonare qualcosa dalle nostre mogli e per riuscirci le corteggiamo nuovamente. Una marcatura completamente saltata come avvenuto a Crotone o i due episodi che hanno scaturito il vantaggio momentaneo del Lanciano rischiano di non essere più visti semplicemente come lacune tecnico-tattiche, ma piuttosto come episodi dalla dubbia eticità sportiva. La nostra in questo momento è una piazza numericamente ridotta ma complessa come non lo è mai stata e nel calcio non è certamente la categoria dei sostenitori ad aver perso credibilità. Stiamo smarrendo compattezza a vantaggio di un crescente manicheismo, in cui il bene e il male sono a turno incarnati da Camilli o dal Padella di turno. Io non sono a conoscenza dell’esistenza di nessun vademecum del tifoso perfetto, so solo che il tifo è amore e passione. Ma è anche vero che per amarsi bisogna essere in due e dal campo in questo momento, invece delle rose, arrivano solo spine.
