Un giorno, non ricordo dove, ho letto una storiella africana che più o meno faceva così. Tanto tempo fa, durante un temporale, un fulmine incendiò la Savana.
Le fiamme si svilupparono altissime e tutti gli animali della foresta scapparono via terrorizzati. A un certo punto un elefante vide una coccinella portare tra le mani una goccia d’acqua e dirigersi verso le fiamme. Gli si parò davanti con tutta la sua mole e le chiese:
– “Dove stai andando coccinella?”
E lei rispose:
– “Sto andando a spengere l’incendio.”
L’elefante sgranò gli occhi e le domandò perplesso:
– “Con quella gocciolina???”
E lei:
– “Faccio la mia parte.”
Sabato anch’io ero partito da Roma con mio figlio per aiutare ad arginare l’incendio che da inizio hanno ci sta devastando. E come la coccinella anche noi volevamo contribuire con una piccola goccia. Il viaggio lo avevo trascorso raccontandogli di come, proprio contro il Livorno, anni fa perdemmo sul campo la nostra partita più importante. Ma che proprio in quella occasione dimostrammo, nonostante il risultato avverso, che era possibile comunque vincere sugli spalti e uscire sconfitti ma a testa alta. Golia quel giorno ebbe paura, ostentò indifferenza e superiorità, ma con la coda dell’occhio, osservò, intimorito, il piccolo grande Davide diventare un uomo coraggioso. Lui mi ascoltava affascinato principalmente dal fatto che si potesse cantare con fierezza l’inno della propria squadra anche in caso di sconfitta. Aveva colto l’essenza del racconto. Arrivati a Grosseto ho notato aumentare in lui l’euforia e mi sono ricordato di quanto sia bella la sua età. Entrati allo stadio ci siamo sistemati in curva bassa, vicino alla balaustra e, dopo un po’, vicino a noi si è accomodato Lollo. Guardarli sedere vicino era come guardare un secolo di storia del Grifone. Quando la partita è iniziata, la curva ha cominciato a cantare tutto il suo amore e tutta la sua frustrazione. Dopo ci sono stati i due rigori sbagliati e l’incendio è divampato. Improvvisamente la rabbia è diventata becera e indiscriminata e mi sono sentito fuori posto. Non era più la mia curva. Quella che ho sempre amato e la cui passione voglio trasmettere, come fosse un contagio, a mio figlio. Ho salutato Lollo e sono andato sopra. Durante il secondo tempo, poi, tutto è andato in fiamme completamente, quando la Nord, per contestazione, improvvisamente si è svuotata. In quel momento ho sentito freddo, e la paura più grande è stata che lo avvertisse anche il Grifone. Ho avuto timore che stessimo lasciando indifesa la nostra maglia ed ho avvertito un’inspiegabile e disperata voglia di restare su quei gradoni, fino alla fine di quella inspiegabile e disperata partita, e oltre. Ho raggiunto la consapevolezza che sarò sempre uno di quelli che per contestare aspetterà la fine della partita. Non sono un tifoso storico e neanche sempre presente in ogni dove, sono semplicemente uno che cerca di fare la sua piccola parte. Ecco, forse sabato ho capito definitivamente cosa prevede il mio copione e quale sia il mio posto in curva. Ma soprattutto ho capito che sarò sempre uno di quelli che non abbandonerà mai il proprio ideale, ma al contrario, farà del proprio ideale un atto di totale abbandono. Non ho la presunzione di essere nel giusto, semplicemente prendo atto di quella che è la mia natura e di quello che è il mio contributo per spengere l’incendio. La mia piccola goccia, nient’altro che la mia piccola goccia.
T&GO
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Prova Commento n. 4