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La maglia nera è la tipica espressione degli ultimi della classe. Colpa del ciclismo che con questo colore ha identificato per tanto tempo il corridore che chiudeva la classifica. La maglia nera però, è anche quella che spesso il Grosseto usa in trasferta e in questa stagione, nelle due volte che è stata indossata, sono arrivate due vittorie: a Teramo per 3-1 e in casa dell’Ancona per 2-0. Effettivamente, al di là della scaramanzia cromatica, il Grosseto di Silva sembra andare nettamente meglio in trasferta, perché nelle tre gare lontano dalla Maremma sono state raccolti 7 punti. Alle due vittorie già citate, c’è da aggiungere il pari a reti bianche in quel di Carrara, anche se in quella circostanza, occorre precisare che la maglia indossata era quella rossa. La trasferta di Ancora rappresenta comunque un possibile punto di svolta nel corso del campionato biancorosso, perché i tre punti servivano per la classifica che adesso vede il Grosseto maggiormente a ridosso dei primi posti e per rinsaldare la posizione di Silva, leggermente sceso nel termometro del gradimento dopo quattro pareggi consecutivi (tre dei quali ottenuti allo Zecchini).

Tutto bene quindi? Non proprio, perché i tre punti raccolti, seppur importanti, mascherano alcune magagne sulle quali Silva dovrà lavorare. Servirebbe maggiore cinismo, trovato in questa stagione solo a Teramo, perché prima del gol di Pichlmann i biancorossi avevano fallito due comode opportunità da vantaggio: con lo stesso austriaco e con Formiconi che, inizialmente poco apprezzato, è risultato ancora una volta il migliore in campo. Occorrerebbe poi, una migliore gestione del risultato, perché acquisito l’1-0 è arrivato un pericoloso arretramento del baricentro maremmano, con scarso possesso palla della squadra di Silva e troppi pericoli corsi davanti alla porta di Mangiapelo. Aggiustamenti su cui il tecnico dovrà lavorare, con la maggiore serenità derivata da una serie positiva lunga 6 giornate e da un successo in trasferta. L’alternativa è indossare la maglia nera anche allo Zecchini.

Lorenzo Falconi