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In una giornata contraddistinta dalla straordinarietà di una leggera coltre di neve mista a grandine e la normale attesa per l’ennesima partita ricca di sofferenza e recriminazioni, Dio, nella sua divina ubiquità, ha voluto soffermarsi in questo piccolo stadio di provincia.

Non devono essergli passati di certo inosservati i dossier sui torti arbitrali subiti dal Grosseto e a farlo desistere dal suo intento non sono neanche servite le rassicurazioni di San Pietro: le moviole sono inutili in serie A, figurarsi in Lega Pro e per di più in Maremma; così, in una sorta di surreale favola di Natale, nostro Signore ha deciso di mandare il suo Angelo più seducente a vestire i panni di una guardalinee.

La partita è segnata, l’uno fisso in queste condizioni è come una profezia biblica ma per quanto il Grifone fosse assetato di giustizia, non è che si può passeggiare impunemente sulla Carrarese, in fin dei conti è da secoli che con i loro candidi marmi danno lustro all’immagine di tutta la rappresentanza divina.

Così dopo aver donato la potenza del tuono alla punizione del buon Torromino a piegare le capaci mani del povero Calderoni tocca proprio all’Angelo del Signore rimettere le cose sul corso di un’apparente normalità.
Poveri Angeli, destinati a vivere in bilico tra il Paradiso e la terra, costretti continuamente a vigilare sul libero arbitrio concesso all’uomo che non sa farne il giusto uso. Un Angelo bello e seducente, capace di ammaliare e far immaginare, nonostante il suo corpo femmineo fosse celato in quella divisa da guardalinee e riparato nella parte di campo più lontana da curva e tribuna.
Angelo incompreso da tutti quei tifosi miscredenti, incapaci di vedere quanto, quel gol fantasma da lui concesso, fosse solo un modo per non smascherare l’intervento divino; nessuno ha capito l’opera del braccio armato di Dio, neanche quando il miracolo di un rigore concesso al Grosseto ne ha svelato il suo meraviglioso disegno.

In questo stadio e per questa squadra, cui persino i portieri avversari fanno gol, Dio ha voluto riportare la giustizia e riaccendere la fede, adesso finalmente i sogni, le speranze e la gioia possono tornare a rallegrare i cuori dei tifosi.

Lo stadio esulta, ma io non riesco, rimango assorto e dispiaciuto per quel povero Angelo: lo vedo rientrare verso gli spogliatoi, con passo flessuoso e i capelli raccolti in una coda a ondeggiare sulle toniche spalle. Chissà quel viso scultorio quante altre missioni avrà dovuto compiere sulla terra e chissà quanti fuorigioco inesistenti avrà usato perché le infinite vie del Signore prendessero il loro corso. Chissà perché nessuno, tranne me, ha capito il tuo sacrificio e ancora chissà perché il Signore ha permesso che la musica dello Speaker cessasse proprio mentre passavi sotto la tribuna, permettendo a qualcuno di farti sentire le sue rimostranze.
Addio Angelo seducente, qui non ti meritano, vola lontano dalla Maremma e non tornare più.

Leonardo Culicchi