Loading. Please wait.

E’ doveroso dare a Nevio Orlandi i meriti che si è conquistato con fatica e capacità sia umane che tecniche in questo suo personale segmento di campionato. Orlandi, diciamolo senza riserve, ha cancellato quelle riserve e perplessità che lo circondavano da quando ha messo piede allo Zecchini. La qualità principale è il suo modo di fare, di stare quasi in disparte, di usare il silenzio e il lavoro come alfabeto. Nove gare, sette successi (4 consecutivi), due sconfitte. A Viterbo è stato battuto dall’acqua e dal fango più che dai meriti avversari, a Ostia ha conosciuto il rovescio della medaglia biancorossa, l’altra faccia della luna del Grifone. Su questa brutta figura Orlandi ha ricamato il futuro. Con spirito certosino il tecnico ha ripreso a tessere la sua ragnatela, ha limato, scosso, accarezzato, incentivato lo spogliatoio portandolo ad essere quasi il salotto bello di casa. Poi ha reagito denunciando strani movimenti intorno ai ragazzi, condannando le voci malevoli sulla società. Lo ha fatto con la fermezza degna del suo carattere, senza urlare, senza nemmeno alzare i toni. “Siamo uno spogliatoio privo di buche e divisioni” ha sottolineato con la voce e con gli occhi. Quindi è andato a Castiadas per dimostrare che diceva la verità, che non bleffava. Il Grifone è stato esemplare nelle movenze, nella tecnica, nella disponibilità globale. Appeso al muro il secondo posto Orlandi insieme alla sua truppa si proietta ai playoff alimentando fiducia e ottimismo. L’ambiente, seguendo la strada tracciata dal mister, lo segua con il sorriso, si prenda la propria fetta di divertimento restando sottobraccio al Grifone. Il resto sia messo nello sgabuzzino, il calcio giocato si riprenda le posizioni che merita. Passati i playoff ci si potrà guardare intorno.

Giancarlo Mallarini